Si parlava anche di politica nei summit mafiosi e di "persone giuste" da inserire in lista. E poi il pizzo e la gestione del territorio e dei "paesani". C'è tutto questo nelle intercettazioni raccolte nell'ordinanza dell'operazione "Cassandra" che questa mattina ha portato all'arresto di 8 persone (sei in carcere e due ai domiciliari).
Operazione portata a termine dai carabinieri del comando provinciale di Palermo che hanno dato esecuzione a un’ordinanza dell’Ufficio del gio su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia. Le accuse, a vario titolo, sono associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale.
L’indagine, seguita da un pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, costituisce un’ulteriore fase dell'indagine sul mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno che ha consentito di comprovare la perdurante operatività di quell’articolazione di cosa nostra.
Alcuni degli elementi erano già confluiti nell'operazione “Cupola 2.0” del dicembre 2018, con la quale era stata smantellata la nuova commissione provinciale di cosa nostra palermitana, che si era riunita per la prima volta il 29 maggio 2018.
In quell'occasione erano state arrestate 19 persone ritenute appartenenti al mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, tra cui Filippo Salvatore Bisconti e Salvatore Sciarabba, co-reggenti del mandamento mafioso, Vincenzo Sucato, reggente della famiglia mafiosa di Misilmeri, e Stefano Polizzi, reggente della famiglia mafiosa di Bolognetta.
Una indagine caratterizzata dalla presenza di due figure contestualmente a capo del mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno: Salvatore Sciarabba, storico uomo d’onore misilmerese, scarcerato nel 2014 e sorvegliato speciale con obbligo; Filippo Bisconti, divenuto poi collaboratore di giustizia, dopo essere stato anche lui arrestato nel corso dell’operazione “Cupola 2.0”.
Attraverso lo stretto monitoraggio degli affiliati, a maggio del 2017 sono state documentate le fasi precedenti, concomitanti e successive a due importanti summit, presieduti da Sciarabba all’interno dell’abitazione di Carlo Noto, un imbianchino incensurato, fra i destinatari del provvedimento di oggi ma non arrestato in virtù del suo trasferimento per motivi di lavoro, nel 2018, negli Stati Uniti.
In particolare, il secondo summit, avvenuto il 27 maggio 2017, era stato ascoltato dagli investigatori. Intercettazioni in cui emergeva le preoccupazioni di Sciarabba sui rischi che stavano correndo partecipando a una riunione del genere, ritenuta comunque necessaria poiché le problematiche che avrebbero dovuto affrontare non potevano essere sintetizzate nei soliti “pizzini”.
Poi il reggente del mandamento, dopo aver cercato di dirimere alcuni dissidi sorti tra gli uomini d’onore, iniziava ad analizzare le diverse vicende prospettategli ed emanava le proprie direttive in particolare sulla opportunità di infiltrarsi all’interno dell’amministrazione comunale di Misilmeri.
In particolare Domenico Nocilla, uomo d’onore legato a Sciarabba aveva proposto al reggente del mandamento di supportare una persona di "fiducia" da porre a capo di una lista civica, slegata dalle logiche di partito, costituita da persone appositamente selezionate, capace di indirizzare le scelte dell’amministrazione in favore della consorteria. La proposta veniva accolta dal boss che, però, invitava l'interlocutore a riparlarne più avanti, visto che mancavano ancora tre anni alle elezioni comunali del 2020. Progetto poi non messo in atto per via degli arresti del dicembre 2018.
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