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Padova, studentessa alle autorità: "E' libero uno Stato che affossa il ddl Zan?"

Agli 800 anni dell'Ateneo universitario della citta', davanti a Mattarella e Casellati

Il tema dei diritti delle persone vittime di crimini d’odio ha bucato all’improvviso la solennità della cerimonia per gli 800 anni dell’Università di Padova. A gettare il sasso è stata Emma Ruzzon, presidente del Consiglio degli Studenti del Bo, che tra i velluti e gli antichi stemmi dell’Aula Magna, di fronte al presidente Mattarella, e alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, dopo un’introduzione incentrata sulla libertà, se n'è uscita con questa frase: «è libero uno Stato in cui i senatori e le senatrici della Repubblica possono permettersi di applaudire pubblicamente l’affossamento di un disegno di legge che, pur in minima parte, mirava a tutelare la libertà di esistere di persone, di cittadini; in uno Stato che chiude gli occhi davanti alla sua evidente transomofobia, mentre conta il più alto tasso di omicidi di trans in Europa ?"

Nell’austera sala del Bo non è volata una mosca. Ma l'affondo di Emma sul ddl Zan - Alessandro Zan è un deputato di Padova, così come è cittadina padovana la presidente Casellati - non è passato sotto silenzio. Anche perché, già in precedenza, Emma non era stata tenera con le istituzioni. «Ci dicono che le opportunità ci sono, che è il merito quello che conta - aveva argomentato - Sono desolata, ma temo sia un’affermazione che non trova riscontro nella realtà». E parlando di "privilegio" - sempre con lo sguardo sulle poltrone in prima fila - si era chiesta «come possa considerarsi libero un Paese in cui la libertà è garantita nella sua totalità ad alcuni e centellinata per altri. Non c'è libertà per qualcuno se non c'è libertà per tutte e tutti. Oggi più che mai». Un tema sul quale si è espresso poco dopo lo stesso Mattarella. «La libertà - ha detto il Capo dello Stato - non è divisibile e si ottiene pienamente soltanto se ne godono anche gli altri, si realizza insieme a quella degli altri. Non c'è libertà piena se gli altri ne sono privi». Agli studenti Mattarella aveva ricordato peraltro che la cultura «è l’antidoto alla superbia». «La persona umile cerca la verità - aveva aggiunto -, mentre chi coltiva la superbia è convinto di possedere la verità. Per questo vorrei raccomandare agli studenti di coltivare sempre il dubbio e lo spirito critico». A cerimonia conclusa, riflettendo su queste parole, Emma ha commentato: «ho apprezzato le parole di Mattarella. Il suo passaggio sulla superbia? Sono d’accordo, siamo obbligati sempre a mettere sempre in discussione le nostre posizioni, a non credere di aver la verità in tasca. D’altro canto, penso che la "rabbia", non certo la superbia, per rivendicare i nostri bisogni, quella dobbiamo averla. Forse a volte ci sentiamo obbligati ad urlare un po' più di quel che servirebbe».

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