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Suicidio assistito, l'ultimo video di "Mario": "Spero che per altri la via sia più breve"

"Mario", tetraplegico da 12 anni, il cui vero nome è Federico Carboni, 44enne ex autotrasportatore, ripercorre in un video registrato pochi giorni prima di morire la battaglia durata quasi due anni, tra istanze e diffide legali, prima di ottenere l’accesso al suicidio medicalmente assistito

«Mi ha auguro che chi percorrerà la mia stessa strada ci metta meno tempo perché 20 mesi, per chi sta male e soffre sono veramente lunghi». "Mario", tetraplegico da 12 anni, il cui vero nome è Federico Carboni, 44enne ex autotrasportatore, ripercorre in un video registrato pochi giorni prima di morire la battaglia durata quasi due anni, tra istanze e diffide legali, prima di ottenere l’accesso al suicidio medicalmente assistito avvenuto ieri nella sua casa a Senigallia (Ancona).

E’ stato il primo in Italia ad avere il via libera a seguito della sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato/dj Fabo. Nel filmato consegnato all’Associazione Luca Coscioni, che lo ha supportato anche legalmente, ricorda il percorso a ostacoli e la scelta maturata da 2015, ma con lo sguardo rivolto a chi è nelle sue stesse condizioni. «Essendo stato il primo in Italia ci ho messo 20 mesi - afferma - e mi auguro che le prossime persone che ripercorrono la mia strada ci mettano molto meno tempo perché 20 mesi, per chi sta male e soffre, sono veramente veramente lunghi».

«Ciao a tutti. Ero Mario, - dice nel videomessaggio consegnato a Filomena Gallo, dell’Associazione Coscioni- sono Federico e quando vedrete questo video non ci sarò più perché finalmente dopo una battaglia che ho fatto da due anni potrò porre fine alle mie sofferenze». L’inizio del calvario nell’ottobre del 2010: «ho avuto un incidente stradale, sono andato a sbattere contro un casottino e sono rimasto tetraplegico. Da quel momento la mia vita è cambiata completamente. Non sento più niente del mio corpo dalle spalle in giù, ma ho fatto tutto per far sì che la mia vita fosse il meglio possibile, però in questi anni ho avuto un continuo aumento dei dolori e della sopportazione che io non tollero più sul mio corpo».

«A gennaio del 2020 mi sentii con la Dignitas e incominciai a fare tutta la documentazione per andare Svizzera. Verso maggio-giugno - dice ancora - ho ottenuto anche il semaforo verde. Poco prima di partire per la Svizzera, mandai una email a Marco [Cappato, ndr] e lo ringraziavo per tutte le battaglie che stavano facendo e che io sarei stato l’ennesimo italiano costretto a esiliare all’estero per porre fine alle mie sofferenze. Lui mi rispose: Federico, fai quello che vuoi però hai la possibilità di provare a farlo nel tuo paese. E dopo pochi giorni contattai il segretario dell’Associazione Coscioni, l'avv. Gallo, incominciammo la parte burocratica per cercare di ottenere suicidio assistito in Italia». Un percorso che si è concluso ieri alle 11:05 quando 'Mario-Federicò si è autosomministrato il farmaco letale, affiancato dall’anestesiste Mario Riccio, che assistette Piergiorgio Welby, ponendo fine alle proprie sofferenze.

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