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Il boss di Milano Maiolo: "Faccio una lista e mi candido a capo 'Ndrangheta"

La Polizia di Stato di Milano, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo lombardo, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di diverse persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, tentata estorsione, tentato omicidio, ricettazione, porto illegale di armi, furto aggravato, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, intestazione fittizia e coercizione elettorale, usura, tutti aggravati dalla contestazione della mafiosità.

Il boss, "Mi faccio una lista e mi metto come capo clan"

«Mi faccio la lista civica per me (...) mi metto capo della 'ndrangheta». Così, intercettato, parlava nel settembre 2021 Cosimo Maiolo, già condannato a oltre 11 anni dopo lo storico blitz 'Infinito-Crimine' contro la mafia calabrese del 2010 e in sorveglianza speciale dopo la pena scontata. Lo stesso presunto boss, stando alle indagini della Squadra mobile e del pm della Dda milanese Paolo Storari, avrebbe fatto «campagna elettorale» per il candidato sindaco del centrodestra di Pioltello (Milano) Claudio Fina. Come risulta dall’ordinanza che ha portato a 9 arresti, il 23 settembre 2021, nel corso di un pranzo a Segrate (Milano), Maiolo e Fina avrebbero stretto «accordi per le elezioni». Fina che, scrive il gip, «seppur consapevole della caratura della persona che aveva davanti, ha accettato l’aiuto in campagna elettorale» definendo col presunto boss, ma anche col suo «uomo di fiducia» Luca Del Monaco, «quali votanti accaparrarsi, sfruttando anche il bacino dei voti derivanti dagli stranieri». Intercettato nel corso del pranzo Maiolo col candidato, conteggiando le comunità «su cui potevano contare», diceva: «Romeni, egiziani, Ecuador, pakistani (...) albanesi». E Del Monaco: «Egitto sono tutti». Fina: «Sono quelli più numerosi qua (...) albanesi li conosco anche io qualcuno». In un’altra intercettazione Del Monaco, parlando con Marcello Menni aspirante assessore all’urbanistica, gli diceva: «Se Fina lo candidano a sindaco, tu che quota avrai dopo? Almeno vice-sindaco?». E Menni: «Noi abbiamo già chiesto un assessorato».

Il gip, dai clan "serbatoi di manodopera" anche per Gls

Maiolo avrebbe creato, anche attraverso prestanome, società, come la Thalia srl, che «costituiscono meri serbatoi di personale da 'affittare' a committenti», alcuni di rilevanti dimensioni come Gls, uno dei colossi nel settore della logistica-trasporti. E' quanto emerge dall’ordinanza firmata dal gip Fabrizio Filice, che stamani ha portato la Polizia ad eseguire 9 arresti in carcere, nell’inchiesta del pm della Dda milanese Paolo Storari. In questo modo, il clan della 'ndrangheta avrebbe portato avanti «illecite somministrazioni di manodopera», come si legge negli atti, con «profitti a favore del sodalizio mafioso». La società Thalia, si legge sempre nell’ordinanza, operava «in regime di subappalto per la Gls Trasporti». In una intercettazione del gennaio 2020 Salvatore Maiolo (ora in carcere), parlando col cugino Giovanni Maiolo (anche lui arrestato), gli spiegava che «un suo amico aveva stipulato un contratto con il corriere Gls per la gestione di 40 furgoni a 200mila euro al mese». In un’altra intercettazione dell’agosto 2020 Salvatore Maiolo diceva: «Ho 40 furgoni, Gls».

Indagati disposti a lucrare sulle salme Covid

L’indagine della Squadra Mobile di Milano che ha portato a dieci arresti ha dimostrato come l'attività non si fosse fermata nemmeno durante il covid . Anzi, nel corso di una conversazione intercettata, uno dei figli del reggente della Locale di 'ndrangheta di Pioltello, intuendo la possibilità di lucrare sul fenomeno del trasporto delle salme delle vittime del virus, mentre alla televisione scorrevano le immagini della colonna di salme trasportate dall’Esercito, spiegava come, attraverso una società intestata a un prestanome e l’emissione di false fatture, avrebbe potuto ottenere guadagni illeciti nel settore del trasporto feretri.

Le elezioni di Rivolta d'Adda

Tira in ballo anche le elezioni di Rivolta d’Adda, comune in provincia di Cremona, e ha dichiarato di aver sostenuto anche la candidatura di Giovanni Sgroi (non indagato), che ha effettivamente vinto le elezioni per il centrodestra, Cosimo Maiolo, il presunto boss della locale di 'ndrangheta di Pioltello, tra gli arrestati oggi nell’operazione coordinata dalla Dda di Milano.
Come si legge nell’ordinanza del gip Fabrizio Filice, Maiolosi sarebbe «vantato di aver conosciuto Sgroi attraverso» un amico «aggiungendo altresì che» il candidato sindaco nel comune del Cremonese si sarebbe «recato più volte a casa sua per chiedere sostegno alla sua campagna elettorale. In tono scherzoso ha aggiunto di aver chiesto a Sgroi cosa avrebbe fatto in caso di vittoria alle elezioni» e questi gli avrebbe "ironicamente» risposto che gli «avrebbe affidato (...) l'incarico di recupero crediti per conto del comune, dimostrando quindi di conoscere perfettamente i trascorsi criminali» del presunto boss.
Maiolo, il 4 ottobre 2021, parlando al telefono con Luca Del Monaco, il suo presunto braccio destro, gli ha raccontato che "Sgroi, mi è venuto a trovare tre quattro volte...» e l’altro ha replicato «vuoi sapere il motivo perché?». E Maiolo ridendo «'oh dico 'ma se sali qua che fai? " e che faccio...a te ti metto al recupero crediti'».

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