«Si sono ribaltati i criteri: se una volta, quando ero giovane, essere un brava persona era un complimento oggi vuol dire essere un cretino. È il caso del mio personaggio che non lo è affatto, ma è solo un uomo che si lascia vivere finché un killer gli apre un nuovo mondo».
A parlare così è un esuberante Diego Abatantuono, protagonista appunto nel ruolo di Enzo Stefanelli di 'Un nemico che ti vuole bene' del regista italo-svizzero Denis Rabaglia, in sala con Medusa dal 4 ottobre.
Il film, tra l’altro co-sceneggiato dallo stesso Abatantuono, parte come un thriller e poi rivela la sua natura comedy.
Tutto inizia in una notte di pioggia dove il professore di astrofisica Stefanelli (Abatantuono) si ritrova a soccorre
Salvatore (Antonio Folletto), giovane ferito da un colpo di pistola. Il ragazzo, che rifiuta di essere accompagnato in ospedale, verrà salvato dall’astrofisico in casa propria con tanto di intervento, in stile western, per estrarre il
proiettile conficcato nella spalla.
Per riconoscenza, visto che è un killer di professione, Salvatore si mostra pronto ad uccidere gratuitamente quello che Enzo consideri il suo peggior nemico. Il professore inizialmente rifiuta, non pensa di avere nemici, ma in realtà ne ha più di quanti immagini, nell’ambiente universitario, ma soprattutto nella sua famiglia allargata.
Il film girato tra Puglia e Svizzera ha nel cast tra gli altri: Sandra Milo, Antonio Catania, Ugo Conti, Ernesto Lama,
Massimo Ghini, Paolo Ruffini e Roberto Ciufoli.
«É vero - continua Abatantuono - il mio personaggio si trova circondato nel film da tutti nemici e può diventare una sorta di giustiziere della notte per interposta persona. Certo - aggiunge - in tutti noi c'è del buono e del cattivo, proprio come si vede nel finale del film in cui il mio personaggio ha il suo personale riscatto».
Il regista Denis Rabaglia racconta invece la lunga gestazione di 'Un nemico che ti vuole bene' che nasce da molto lontano: «Nel 2004 mi trovavo a Tbilisi insieme a Krzysztof Zanussi e lui mi ha raccontato la storia di questo killer e della sua strana riconoscenza. Ho pensato che fosse una grande idea, ma l’ho sempre considerata sua e, dopo tanti anni di preparazione e ripensamenti, l’ho portata avanti con il consenso dello stesso Zanussi».
Sulla doppia anima del film, tra thriller e commedia, dice infine il regista: «Il film poteva essere un thriller molto cupo e abbiamo provato a percorrere questa strada per un po'. Però alla fine siamo arrivati alla commedia nera, o più precisamente alla 'black comedy', un genere tipico della cultura anglosassone, ma poco frequentato in Italia».
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