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Elton John sbarca a Cannes con il suo "Rocketman", la performance durante la serata di gala

Le storie - una più da 'biografia autorizzata', l'altra autobiografia romanzata ma neanche troppo – di due
grandi maestri, Elton John e Pedro Almodovar, approdano al 72esimo Festival di Cannes.

'Rocketman', biopic sulla superstar britannica, che figura anche tra i produttori, ha conquistato la sala di critici e star in abiti da sera guadagnandosi una standing ovation e lunghi applausi e commuovendo il marito della star, David Furnish, e Taron Egerton, che lo interpreta sul grande schermo.

"La sceneggiatura è stata scritta grazie alle conversazioni con Elton, ma la forza del film credo sia nel cercare di essere più obiettivo possibile", racconta Dexter Fletcher, regista della parte finale di 'Bohemian Rhapsody' subentrato a Bryan Singer; "con la musica apri il tuo cuore", ecco perchè la predilezione per la tematica, che con la storia di Freddie Mercury l'ha portato alla ribalta mondiale. "Il film vuole emozionare, ed è stato più emozionante del previsto", rimarca, e deve essere vero, viste le prime reazioni e il fatto che Egerton solo a parlarne in conferenza stampa si sia commosso un'altra volta.

"Non ci credo, sto piangendo di nuovo", ha cercato di sdrammatizzare, "la mia grande fortuna e il mio privilegio sono stati poter passare del tempo con lui, così mi sono preparato. Sono molto orgoglioso di poterlo chiamare amico".

Il film non è il tipico biopic, precisa, "ci siamo presi delle licenze, è una celebrazione che però voleva dire la verità, non farlo sembrare perfetto".

Impossibile non fare paragoni con 'Bohemian Rhapsody'. "Un Oscar come a Rami Malek? La sua interpretazione di Freddie Mercury è stata sconvolgente, è uno dei migliori attori della nostra generazione, sono contento di averlo conosciuto grazie a Dexter, 'Rocketman'
è un film diverso".

Presentato fuori concorso, non ostacolerà la corsa per la Palma d'oro di 'Dolor y Gloria', il film più autobiografico di Almodovar, che non a caso ha voluto come protagonista l'amico di lunga data Antonio Banderas e una delle sue muse, Penelope Cruz.

Salvador Mallo, regista cinematografico in declino, vive una serie di ricongiungimenti. Alcuni fisici, altri solo nel ricordo. La sua infanzia negli anni '60, quando emigrò con i genitori in un villaggio di Valencia in cerca di fortuna; il primo desiderio; il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni '80 e il dolore della rottura mentre questo amore era ancora vivo e intenso.

Scrivere come unica terapia per dimenticare; la scoperta del cinema, e il vuoto che gli crea l'incapacità di continuare a fare film. Nel ripercorrere il suo passato, Salvador trova l'urgente necessità di raccontarlo, e anche la sua salvezza.

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