I prezzi record dei carburanti sono una conseguenza dell’attacco russo all’Ucraina o frutto della speculazione? Analizzando i numeri è evidente come gli ultimi rincari siano soltanto la goccia che ha fatto traboccare… il barile. Già dall’inizio del 2022 in Italia il costo della benzina era aumentato del 27,6% contro la media mondiale del 20%. Il costo di benzina e gasolio dovrebbe riflettere i prezzi del petrolio (Brent) di circa un mese prima ma la filiera nel nostro Paese tende ad anticipare i rincari del greggio. Il prezzo dell’oro nero è destinato a salire ancora anche perché l’Opec+ frena sull’incremento della produzione. In genere in Italia le società di raffinazione applicano un sovrapprezzo di circa il 5,5% sul carburante. In modo anomalo dall’inizio della crisi Ucraina la maggiorazione di alcune società è salita oltre il 19%. Il ministro Cingolani parla di “colossale truffa” e la procura di Roma ha aperto un’inchiesta. In media gli aumenti speculativi delle società di raffinazione pesano intorno al 5% sui costi del carburante. Va detto che al netto delle tasse il carburante in Italia ha un costo inferiore alla media europea, ma con il peso delle imposte (le accise e l’Iva) il prezzo al consumatore risulta più che raddoppiato. L’onere fiscale il 28 febbraio è arrivato al 57% del costo finale della benzina e al 53,5% per il gasolio. Le accise sono imposte nate come “una tantum” per fronteggiare economicamente disastri naturali o conflitti bellici. Unificate nel 1995 dopo decenni, rappresentando oggi una delle principali entrate dello Stato Italiano.