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Spunta l'audio delle minacce di Trump: "La Georgia ricalcoli i voti"

Con una mossa disperata e secondo alcuni esperti illegale, Donald Trump ha fatto una lunga telefonata al segretario di stato della Georgia, il repubblicano Brad Raffensperger, sollecitandolo a «trovare» abbastanza voti per ribaltare la vittoria di Joe Biden nel Peach State, per 11.779 voti. La registrazione del colloquio è stata rivelata dal Washington Post ed ora mette in forte imbarazzo il presidente, che ha minacciato Raffensperger di conseguenze nel caso si rifiuti di accertare le sue accuse di brogli.

«La gente della Georgia è arrabbiata, la gente del Paese è arrabbiata», ha detto Trump, «e non c'è nulla di sbagliato nel dire, sai, beh, che avete fatto un ricalcolo». Raffensperger ha risposto che i dati in possesso del presidente sono sbagliati. «Guarda, tutto quello che voglio fare è questo. Voglio solo trovare 11.780 voti, uno in più di quelli che abbiamo, perché abbiamo vinto lo Stato», ha insistito Trump. Lo scoop è arrivato mentre il nuovo Congresso, sotto lo scacco della pandemia che ha ridotto la cerimonia all’osso, si è insediato con il giuramento degli eletti e la votazione per rieleggere Nancy Pelosi speaker di una Camera rimasta con una più risicata maggioranza democratica, in attesa dei due ballottaggi del 5 gennaio in Georgia che decideranno le sorti del Senato.

Il giorno successivo, invece, il parlamento si riunirà in sessione plenaria sotto la presidenza di Mike Pence per certificare il voto del collegio elettorale in una seduta che si prevede tempestosa: 12 senatori repubblicani, guidati dall’ex candidato presidenziale Ted Cruz, hanno annunciato che intendono contestare la vittoria di Joe Biden, a meno che il Congresso non nomini una commissione elettorale che riesamini in 10 giorni i risultati negli Stati più contesi, come successe nelle presidenziali del 1876. Alla fine i singoli Stati dovrebbero valutare le conclusioni della commissione e convocare una sessione parlamentare speciale per certificare eventualmente il cambio del loro voto. Una iniziativa accolta con favore da Pence, che finora aveva deciso di non appoggiare le mosse per cambiare l’esito delle elezioni. Sul piede di guerra, secondo la Cnn, anche 140 deputati del Grand Old Party. Si tratta della più grande "rivolta" del genere in quasi un secolo e mezzo.

La manovra non ha alcuna chance di successo perché occorre il consenso di entrami i rami del parlamento per ribaltare il voto ma potrebbe ritardare sino a notte fonda la proclamazione della vittoria di Biden e complicare la sua missione di riconciliare il Paese. Nello stesso giorno, peraltro, Trump conta di portare sotto il Congresso migliaia di fan per una manifestazione di protesta "wild", selvaggia. La mossa però rischia di spaccare i repubblicani, dopo che il leader dei senatori Mitch McConnell ed altri membri del suo partito hanno riconosciuto il successo di "Joe". Tutti gli occhi intanto sono puntati sui cruciali ballottaggi in Georgia, per i quali domenica si sono mobilitati Pence e Kamala Harris, quest’ultima nella storica Savannah, per corteggiare il decisivo voto afroamericano. Lunedì tocca a Biden e a Trump, che si sfideranno così a distanza in un ultimo duello.

 

«Non ci resta che qualche giorno per fare tutto quello che possiamo per conquistare il Senato», ha twittato il presidente eletto. The Donald ha cinguettato molto, meno per sostenere i candidati del suo partito che per denunciare le "frodi". Col rischio di scoraggiare l’afflusso degli elettori repubblicani, mentre i democratici sono favoriti da un voto anticipato che ha già superato i tre milioni di elettori. Sulla carta i senatori uscenti David Perdue (costretto alla quarantena anti Covid) e Kelly Loeffler sono favoriti (il primo è arrivato in testa nel primo turno, la seconda dovrebbe beneficiare dei voti di un altro conservatore sconfitto) ma le gare sono testa a testa. Nella media degli ultimi sondaggi di RealClearPolitics i dem Jon Ossoff, giornalista investigativo, e Raphael Warnock, un pastore afroamericano, sono avanti rispettivamente del 2% e dell’1%. «Possiamo fare la storia», ha detto Ossoff, mentre l’ottantenne Pelosi entrava nuovamente nel libro dei record, come la prima persona a riconquistare per la seconda volta il "gavel", il martelletto cerimoniale dello speaker.

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