Venere è l'obiettivo di due missioni della Nasa previste tra il 2028 e il 2030 per studiare l’atmosfera e il funzionamento interno del pianeta per verificare se è effettivamente "un mondo abitabile perduto". Si tratta di capire se il pianeta è ancora geologicamente attivo e se in passato aveva un oceano.
Alla prima, Veritas (Venus emissivity, radio science, insar, topography, and spectroscopy), partecipa anche l'Italia, con Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF); la seconda missione si chiama e Davinci+ (Deep atmosphere Venus investigation of noble gases, chemistry, and Imaging). Entrambe le missione fanno parte del Discovery program della Nasa e sono gestite dal Jet propulsion laboratory (Jpl).
E' una sfida tecnologica perché le sonde dovranno resistere alle temperature estreme di Venere e alla sua elevata pressione atmosferica, responsabile dell'infernale effetto serra del pianeta, ma vale la pena affrontarla perchè i dati delle due missioni permetteranno di comprendere meglio la formazione e l'evoluzione della Terra e in generale dei pianeti rocciosi in orbita attorno ad altre stelle.
L’Italia, che partecipa alla missione Veritas attraverso una partnership tra ASI e JPL, ha responsabilità di tre strumenti: il trasponditore IDST (Integrated Deep Space Transponder) necessario per garantire le comunicazioni e per eseguire gli esperimenti di radioscienza per studiare la gravità del pianeta , la parte a radiofrequenza del VISAR (Venus Interferometric Synthetic Aperture Radar) per studiare la morfologia il vulcanismo, e l’antenna HGA (High-Gain Antenna). "L’Italia contribuirà in maniera determinate ai temi scientifici principali della missione, senza trascurare il contributo tecnologico delle parti di nostra responsabilità che sono stati individuati grazie all’esperienza maturata su altre collaborazioni con il JPL come Cassini e Juno”, osserva Barbara Negri, responsabile dell’unità Volo Umano e Sperimentazione Scientifica dell'ASI.
“Questa sarà un’opportunità unica per poter studiare l’attività geologica del pianeta e verificare se Venere è attualmente attivo”, rileva l'esperto di geologia planetaria Gaetano Di Achille, dell’INAF. “La strumentazione a bordo ci permetterà di avere una visione senza precedenti del pianeta e delle sue variazioni intercorse dalla visita delle ultime missioni, Magellan della NASA e Venus Express dell’ESA”
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