«Una pietra miliare della sicurezza globale, della stabilità e della prosperità nei prossimi decenni». Così i tre leader di Italia, Gran Bretagna e Giappone in una dichiarazione congiunta, hanno annunciato oggi ufficialmente il Global combat air programme (Gcap), «un ambizioso progetto per lo sviluppo di un aereo da combattimento di nuova generazione entro il 2035». Si tratta del caccia Tempest, il super jet di sesta generazione per il quale il documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2022-2024 ha previsto lo stanziamento di 1 miliardo e 795 milioni di euro.
E' il più costoso tra i programmi in corso.
La sua importanza era stata sottolineata dal capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, generale Luca Goretti, in un’audizione alle commissioni Difesa della passata legislatura. "Il futuro - aveva spiegato l’ufficiale - sarà rappresentato, non da un classico aereo pilotato, quanto piuttosto da un 'Sistema di Sistemì, ovvero dalla combinazione tra un aereo pilotato integrato con un numero variabile di altri assetti che ne migliorino e potenzino le capacità, in grado di generare effetti coordinati, simultanei ed in fase tra loro». Il sistema, si legge nel Documento programmatico della Difesa, «sarà in grado di svolgere molteplici ruoli (controllo dello spazio aereo, attacco, sorveglianza, ricognizione e intelligence), in ambienti operativi altamente contesi e/o degradati, caratterizzati dalla futura completa fusione dei cinque domini operativi (Spazio, Aria, Mare, Terra, Cyber). Un progetto di eccezionale ambizione, destinato ad avere risvolti non solo nell’ambito tecnologico militare, ma anche industriale, tramite la crescita sistemica delle filiere produttive operanti nel settore della digitalizzazione». L’avvio della fase di sviluppo del Gcap è prevista nel 2024; il nuovo aereo da combattimento sarà operativo nel 2035, quando uscirà di scena l’Eurofighter Typhoon. Il cospicuo finanziamento, rileva il Documento, è stato deciso «col convinto intendimento di rafforzare la partecipazione nazionale al programma sin dalle primissime fasi progettuali onde capitalizzarne ogni possibile ritorno tecnologico, e con la consapevolezza che un’adesione tardiva, viceversa, potrebbe precludere il raggiungimento dell’ottimale share produttivo e di offset, richiedendo certamente oneri aggiuntivi». Giorgia Meloni, il premier britannico Rishi Sunak e quello giapponese Fumio Kishida hanno messo in chiaro i motivi alla base del partenariato. «Poiché la difesa della nostra democrazia, della nostra economia e della nostra sicurezza e la protezione della stabilità regionale sono sempre più importanti - si legge nella dichiarazione congiunta - abbiamo bisogno di forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti e rafforzati da una credibile capacità di deterrenza": Ed il Gcap "accelererà la nostra capacità militare avanzata e il nostro vantaggio tecnologico». Il premier britannico Sunak, da parte sua, ha spiegato che «dobbiamo rimanere all’avanguardia nei progressi della tecnologia della difesa, superando e sconfiggendo coloro che cercano di farci del male». L’amministratore delegato di Avio Aero, Riccardo Procacci, ha evidenziato come la data di oggi segni «un passaggio fondamentale per il Gcap. Avio Aero lavora con il nostro ministero della Difesa, con le altre industrie italiane e con i nostri partners nel Regno Unito ed in Giappone per sviluppare la più avanzata tecnologia per il futuro sistema di propulsione e potenza».