Si tratta di uno dei pezzi più famosi del cantautore genovese e uno dei pezzi più interessanti, migliori se vogliamo, di Fabrizio. Si tratta di uno dei grandissimi brani della discografia di Fabrizio De André e uno dei brani più famosi della musica italiana. Ma questo brano di cosa parla? Parla di religione, di cristianesimo, dei 10 comandamenti. Parte tutto dalle tavole della legge che Dio consegnò a Mosè sul Monte Sinai. Ma come poteva il cantautore genovese cantare e scrivere questo brano che parla di religione, dato che Fabrizio non era certo credente? Non serve essere credenti per parlare di religione, lo sappiamo. In questo pezzo il Nostro parla, anche qui (seppur in maniera più criptica) di emarginati. Ma in fondo chi è questo Tito? Tito è il buon ladrone, colui che era stato crocifisso alla destra di Gesù e alla sinistra di Cristo c’era Disma. Tutto parte dal fatto che la poesia di Fabrizio De André parla della rinascita spirituale di Tito, il ladrone che di fatto era un peccatore. Si tratta di una canzone che parla di pentimento, di colpa ma anche di rinascita. Ma forse la rinascita non c’entra davvero in questo canzone.