Lunedì 23 Dicembre 2024

Fabrizio de andrè - La ballata dell'amore cieco

Un' interpretazione é data nella canzone stessa: "la vanità fredda gioiva un uomo s'era ucciso per il suo amore". Un amore non corrisposto, ma incoraggiato dalla vanitá del ricevente, che poi sfrutta il suo potere sull' altro fino all' estremo. Una situazione molto comune, nel senso che usare una persona che ci vuole bene é una tentazione onnipresente, a cui é facile soccombere. Certo la canzone rappresenta la situazione calcando molto la mano, con esempi che illustrano le estreme conseguenze a cui puó arrivare una relazione in cui un amante si offre interamente all' amato senza considerare se l' amore sia corrisposto. D' altra parte, questa caratteristica dell' amore, di essere cieco, sembra essere vicina alla sua essenza. Infatti l' amore non guarda al proprio tornaconto, altrimenti non é amore ma interesse. In un modo paradossale, la canzone propone una vecchia tesi: cioé che sia preferibile amare che non essere amati. Questo perché amare ci fa apprezzare l' altro in se, ci fa abbracciare l' altro anche se solo nel desiderio, e ci fa perdere nell' incontro con l' altro, e questo puó dare la felicitá anche in mancanza di una corrispondenza (il testo dice: "Morir contento e innamorato"). Questa scena esagerata si direbbe, racchiude quindi una veritá, che potrebbe essere raccolta anche in misura minore, ma con profitto. La prova ne é che la persona che ha tutto, che riceve un amore immenso, ma vuole solo abusare della propria situazione di privilegio ed esercitare un potere solo per un gusto di esercitarlo (fino al sadismo), si accorge poi che questo gusto é il sapore del nulla. Come dice il testo "lei fu presa da sgomento quando lo vide morir contento... quando a lei niente era restato, non il suo amore, non il suo bene.." Insomma, la canzone ci avvisa della potenza dell' amore, ci ammonisce a non abusare della nostra posizione di essere amati, e ci incoraggia a riconoscere la felicitá che possiamo sperimentare nell' amare anche a costo di soffrire noi stessi.

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