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Fabrizio De André - Via del campo

Via del campo era, ai tempi in cui fu scritta, una tra le vie più povere e degradate di Genova, città natale di De Andrè. Qui vivevano i ceti sociali più bassi, le prostitute. De Andrè descrive la prostituta con parole nobili. La donna, visti i riferimenti naturalistici di De Andrè, che nei suoi brani ha sempre scandito le stagioni della vita, sembra essere così nel fiore degli anni.

E' una prostituta che non vende il suo corpo materialisticamente, ma dona ai clienti la parte più preziosa e delicata di sé stessa (la rosa). Tramite queste parole, con molto garbo, la prostituta giunge quasi a una beatificazione. De Andrè nei suoi brani ha spesso indicato gli ultimi come gli uomini più vicini alla purezza, perché al di fuori dall'ipocrisia e dalle regole del buon costume.

La bambina rappresenta la speranza in mezzo al degrado. La rugiada e la strada sono due elementi che ci portano a pensare che la bambina viva fuori dalle mura di casa. L'immagine che ne viene fuori è quella di una bambina, che vive in mezzo alla strada, con la pioggia che gli bagna le labbra e i piedi che camminano tra i campi.

L'elemento naturalistico (i fiori, la foglia, la rosa) si ripresenta in maniera metaforica: la bambina fa nascere i fiori dove cammina, proprio perché ha ancora un futuro su cui sperare, che non la compromette così come gli altri protagonisti, che hanno dovuto svendere i propri fiori.

La seconda prostituta viene trattata da un'ottica diversa. Mentre la prima vende in prima persona la sua rosa, la seconda viene introdotta da De Andrè. E' lui che indica all'ascoltatore: "se di amarla ti vien la voglia, basta prenderla per la mano".

In questo caso, come spesso accade con De Andrè, vengono ribaltate le prospettive assegnateci dalle convenzioni sociali. "Se di amarla ti vien la voglia, basta prenderla per la mano" è una frase romantica e attinente a un contesto sentimentale. Un contesto il più lontano possibile da quanto potesse pensare la società dell'epoca nei confronti delle prostitute. De Andrè cerca di restituire dignità e sentimento, proprio in virtù del principio di umanità che ha fatto parte della sua intera opera.

C'è una prostituta e un ambiente degradato. E invece De Andrè parla di paradiso, qui non in maniera metaforica (forma che banalizzerebbe il senso della frase), bensì spirituale. In questa atmosfera antitetica al buon gusto borghese, nell'unirsi di quei corpi in una forma all'apparenza angusta, si consuma l'elevazione, una forma di ascesi, che è in contraddizione con quel "primo piano" e con la povertà dei luoghi. E' proprio questo andare oltre all'apparenza che eleva, inconsapevolmente, i protagonisti del rapporto sessuale.

L'illuso, che aspetta sotto il balcone, è il primo protagonista uomo, dopo le tre figure femminili. E non a caso cambia il verbo. Per i primi tre personaggi viene usato il verbo essere e questo ci fa pensare ad una vita passata proprio in via del Campo. Al contrario, nell'ultima parte, si sottolinea il "ci va un illuso".

L'illuso non è nato e non vive in via del Campo ed è per questo che "il balcone è chiuso". Perché l'illuso vorrebbe cambiare la natura della donna desiderata, finendo a pregarla per un matrimonio. E' illuso perché non capisce che è assurdo pretendere un cambiamento da parte di lei.

Lei è nata lì, nel degrado. Lei non conosce il perbenismo e non sa fingere di essere un'altra persona, non considerando l'ipocrisia. Ed è proprio per questa natura che avviene l'elevazione.

ama e ridi se amor risponde dal letame nascono i fiori

Per fare poesia, bisogna essere semplici: ecco la dimostrazione. Qui si rappresentano in maniera molto esplicita due pensieri importanti: all'amore si risponde con l'amore, che sia un concetto astratto, universale, spirituale o materiale. Ma quando l'amore non ti passa accanto, bisogna accettare la propria sofferenza, senza nasconderla.

I diamanti sono il simbolo della società borghese, perbenista, conservatrice. Da loro non potrà nascere mai nulla. Perché se simbolicamente i fiori rappresentano il futuro, è solo tramite chi ha saputo vivere la miseria e le sofferenze della vita, che si può costruire qualcosa di migliore.

E' da notare l'approccio naturalistico al brano, che narra di una strada e dei personaggi che la circondano, come ad esprimere la purezza di questi personaggi. Ma guardandola da un altro punto di vista può avere un altro significato: le piante sono profumate, ma inermi e indifese e proprio per questo vengono sfruttate dall'uomo per il proprio sostentamento; allo stesso modo gli ultimi vengono spremuti dai potenti, usati come capri espiatori, calpestati e umiliati ma, come le piante, sono gli esseri più puri e incontaminati.

E' anche per questo che le prime tre protagoniste, coloro che vivono in via del Campo, sono tutte di sesso femminile: le donne sono più indifese dell'uomo e più esposte al rischio fisico e morale. Per questo simbolicamente sono considerate più pure e più vicine a rappresentare la condizione degli ultimi.

"Via del campo" si può definire una preghiera verso la religione dell'umanità, una poesia contro l'ipocrisia che ci circonda. De Andrè ne ha scritte molte di canzoni pregne di significato. Ma "Via del campo" è un caso particolare: sa unire sensibilità, poesia e semplicità, come poche altre canzoni sono riuscite.

E per finire una curiosità. La musica di "Via del campo" è stata scritta da altri due mostri sacri, Enzo Jannacci e il premio Nobel, Dario Fo. Era nata come musica per un altro brano, La mia morosa la va alla fonte. De Andrè, convinto che si trattasse di una musica popolare, decise di scriverci sopra il testo. E a vedere il risultato, direi che Jannacci e Fo possano esserne soddisfatti.

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