Martedì 26 Novembre 2024

Il primo singolo di Vladimir Luxuria: “King Kong” salvaci dall’ipocrisia e dal perbenismo

Aveva vinto la prima puntata dell’edizione 2019 di “Tale e quale show”, interpretando Ghali; oggi la poliedrica Vladimir Luxuria, ex parlamentare, opinionista tv e attivista dei diritti Lgbt, ancora una volta veste i panni canori incidendo “King Kong”, il suo primo singolo per Believe Music International, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Scritto da Gennaro Cosmo Parlato con Alessandro Graziano, e prodotto da Corrado Ferrante e Michelangelo Tagliente per Melody Records, il brano è un rock forte, che attraverso un’ironia graffiante intende combattere il perbenismo e l’ipocrisia. Significativo il titolo, per l’importante riferimento alla celebre pellicola del 1976 con Jessica Lange. Ma, a differenza del film cult, in cui il gorilla gigante era una presenza minacciosa, nel pezzo di Vladimir Luxuria è una forza distruttiva buona, che combatte i falsi valori sociali. «È un testo scritto per Gennaro, autore di tante canzoni, tra cui “Fragile” di Mina – ci svela – e mi è piaciuto perché veicolava uno sfogo, un j’accuse contro il clima di perbenismo imperante. Ma in questa disperata consapevolezza non viene chiesto aiuto a un politico o ad un personaggio pubblico, ma a King Kong, amico immaginario, in grado di riportare un po’ di pulizia in un mondo marcio di perbenismo e doppia morale. Inciderlo è stata quindi una scelta di slancio». Sembra un brano coerente con alcuni tratti del nostro tempo, in cui il virus ha fatto emergere anche il peggio delle persone… «La follia, la stupidità, la rabbia e la violenza ci sono sempre stati ma in questo periodo sono aumentate in modo esponenziale. Chiediamo infatti a King Kong di non abbattere aerei visibili, ma i nemici invisibili che sono i virus che circolano nell’aria, in particolare quelli dell’ignoranza e dell’omofobia, tipici di coloro che non sono santi, soprattutto nel privé, come si dice nel pezzo». Riguardo l’aspetto musicale, il brano è un rock piuttosto originale, con un ritornello che ricorda l’opera lirica e potrebbe anche richiamare alcune pagine ironiche di Renato Zero... «C’è un passaggio più alla Battiato come testo, che finisce dicendo “Stiamo girando invano su questa giostra solo di chiaviche infami, larve con volti umani”. Sicuramente c’è l’elemento della rabbia, ma sempre condito da un tono ironico e un po’ glamour; perché è vero che si chiede a King Kong di distruggere l’ipocrisia, ma usando tutto il suo splendore e facendo una bua. Riguardo Renato Zero, gli sono grata per tutte le volte in cui da bambino mi sentivo triste e malinconico perché cominciavo a farmi domande esistenziali sulla mia diversità, e i suoi pezzi mi davano una forte carica vitale, sia quelli un po’ più dolci, come “Arrendersi mai”, che quelli divertenti, tipo “Sbattiamoci”». Questo pezzo contro l’ipocrisia arriva in coincidenza col Ddl Zan contro l’omofobia, nei confronti del quale ti sei espressa favorevolmente... «Infatti, ho parlato da poco con Zan, rispetto ad attacchi e alle bugie dette su questa legge, e gli ho fatto la battuta che dovrebbe chiamarsi Ddl Zen, vista la calma che bisogna mantenere rispetto a tutto ciò che viene dall’esterno. E ritengo che la legge contenga un valore altamente educativo, perché combatte qualsiasi forma di bullismo di tipo omofobo».

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