Lunedì 23 Dicembre 2024

La "Libertad" di Ibla: a colloquio con la cantautrice siciliana reduce da Amici. L'INTERVISTA VIDEO

"Claudia è il nome che ha dato mia madre per quel che vedeva lei di me, io ho voluto dare un nome a quello che vedo io di me. Quando decisi di battezzare la mia arte, quello che scrivevo, la parte che mi sta dentro…volevo un nome che mi rappresentasse, e niente ci rappresenta più della nostra terra. Saremmo persone diverse se fossimo nate in altri posti, ovvio. Cercai in Sicilia e Ibla usciva fuori per tantissime cose. Ragusa, che ha questo nome da secoli. Le colonie, quei piccoli posti che i greci chiamavano proprio 'ibla'. Poi, e questo mi ha colpito più di tutto, la leggenda di una dea sicula. Ibla era la Primavera e l’Inferno, due opposti, rinascita e morte, quel contrasto che rivedo tanto dentro me come probabilmente dentro tutti e ciascuno". Si presenta così Ibla, agrigentina di Porto Empedocle. E durante la nostra chiacchierata racconta di passato, presente e futuro. Dalle radici della sua musica al suo progetto discografico pronto ad uscire. Dai primi passi sui palcoscenici al set di Amici 2020, che l'ha portata alla fase serale nella squadra di Arisa e Lorella Cuccarini. Attualmente in rotazione radiofonica con Libertad, il singolo uscito a gennaio (durante l’esperienza televisiva). Lo ha scritto da sola, nel silenzio esteriore di cui si serve per creare. Libertad-solitudine e Amici: che hanno a che fare? “Il sentimento. Ho bisogno di tutte e tre queste condizioni dell’essere. Della solitudine, che fa parte della mia necessità di scrittura. Della compagnia, degli amici, delle relazioni che mi accompagnano. Tutto questo si traduce in Libertà”. L'esperienza di Amici finisce alla seconda puntata. Il momento esatto in cui comincia tutto il resto. “Inizialmente è stato strano, abbandonare qualcosa in cui si sta bene, nella quale capisci di poter crescere…però poi ho capito che Amici, in generale, mi aveva già dato tanto. Il fatto di poter lavorare ogni giorno con dei professionisti, riprendere la tecnica che purtroppo ho dovuto abbandonare da piccola. Avevo 14 anni quando ho smesso di studiare canto per vari motivi. Riprendere mi è servito tantissimo. Poi il fatto di poter cantare davanti a 6 milioni di persone, fa crescere! Devi essere professionale, pronta, niente panico. Un contesto "grande" che ti aiuta fuori da lì, nonostante non abbia mai avuto problemi col pubblico, col palco". Un percorso fatto per sottrazione, il suo: in principio fu un gruppo (gli Sikutìvu), poi un duo (i Ricuntu), infine la carriera solistica. "Prediligo le esperienze, mi sono servite più della teoria. Non ho potuto studiare, quindi tutto quello che ho appreso l’ho imparato dalla strada, dagli altri, guardandoli sul palco, vedendo come si muovevano, cosa facevano con la loro voce, ascoltando musica. Sì, tutto quel che facevo sapevo mi avrebbe dato altro. Ma l’esperienza col gruppo mi è servita sopra ogni cosa. Abbiamo girato tutta la Sicilia, tra concerti ovunque, che poi sono stati forza e scuola insieme". In questo suo tempo artistico, anche, soprattutto l' "incontro" con la prima cantautrice italiana: Rosa Balistreri. "Lei non c’è più, ma rimane una donna alla quale mi sono legata tantissimo, mentalmente e artisticamente. Era una rivoluzionaria. In tempi in cui le donne non erano emancipate, servivano ai figli e alla casa, lei è stata fortissima, ha preso in mano la sua vita nonostante tutte le disgrazie che le sono capitate e l’ha resa un capolavoro. Lei ha catturato l’Italia, cosa che non accadeva spesso, e non accadeva alle donne. E’ un’artista che amo e stimo moltissimo" Anche Ibla è una cantautrice, con un’ispirazione che la muove. "Mi ispiro a me stessa, so per certo che tutto quello che mi trovo dentro nasce negli anni, tra la musica e la vita. Il folk ha avuto la parte principale, il folk mi appassiona sempre, da sempre. Siciliano, spagnolo, arabo, indiano…amo queste sonorità che stanno solo in alcuni posti, da cui prendere spunto. Poi amo la musica cantautorale italiana, abitiamo sotto un cielo di poeti". Ma scegli spesso lo spagnolo... "Scrivo in mix, con inserzioni in italiano. Non l’ho mai scelto. Il primo brano è stato Libertad. Ricordo che presi la chitarra e ne uscì questa melodia in finto spagnolo, con parole che non significavano niente, stavano lì solo per creare. Poi ho sentito che attraverso quella lingua esprimevo cose che in altro modo non sarebbero saltate fuori. Il mio legame con la Spagna viene da mio nonno. Lavorò a santo Domingo per anni. Si è dovuto spostare dalla sua terra e così ebbe la possibilità di girare tutto il Sudamerica. Lui è appassionatissimo di musica, collezionò dischi in vinile che mi faceva ascoltare già a tre anni, per anni. Quindi me lo porto dentro, è una passione cresciuta con me, non so se sia un continuo rispetto alle mie radici, alla sua eredità. Poi la musica siciliana che ha dentro tantissima Spagna e altrettanta cultura araba. I siciliani ce l’hanno dentro, tutti". Questo ti apre un’altra fetta di mercato, ci hai pensato? "Sì. Ma non l’ho programmato. Quando scrivo non penso mai al discorso discografico, cerco di essere vera, di tirare fuori quello che ho dentro, senza considerare le mode. Spero di poter portare la mia terra e l’Italia anche fuori, sarebbe magnifico". Intanto a breve termine c’è il progetto di un Ep, tre pezzi sono già in giro (dopo "Libertad", uscito a gennaio e "No te gusta" di febbraio, l’ultimo in ordine di tempo è "Lontano da qui"). "Ci sto lavorando tanto, è il mio primo disco in assoluto. Nonostante abbia fatto tanta musica, per strada, in giro, non ho mai fatto uscire un album mio. Dunque è una prospettiva piena di forza ed emozione. Dentro ci saranno i pezzi di Amici e altri brani inediti, pieni di me, di quello che penso, credo, vedo". Ad Amici hai un preferito? "La mia squadra. Sono tifosa Cuccarisa. Un po’ tipo Totti, che continuerà a tifare Roma per tutta la vita". Programma di palchi estivi? "Il mio sogno è partire dalla Sicilia, renderle onore con il mio primo live. Se dovessi fare un tour vorrei partire dalla mia terra che mi ha dato tanto, alla quale devo tutto".

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