Lunedì 23 Dicembre 2024

TikTok ci spia? Cosa c’è dietro le accuse all’app cinese

TikTok ha raggiunto una diffusione globale incredibile, diventando estremamente popolare e contribuendo alla creazione di nuove celebrità sui social media. La rapida ascesa della piattaforma cinese ha sollevato preoccupazioni per la sicurezza e la privacy.  C’è chi sostiene, infatti, che il governo di Pechino possa utilizzare l’app per tracciare il comportamento degli utenti. Ma cosa c'è di vero in questi sospetti? Le accuse di spionaggio sono emerse principalmente a causa dei legami di TikTok con la sua società madre ByteDance con sede in Cina. I governi occidentali temono che le autorità cinesi possano costringere l’azienda tecnologica a condividere informazioni private.  Queste preoccupazioni, però, finora sono rimaste puramente ipotetiche. Ciò nonostante, diversi Paesi, tra cui Francia, Stati Uniti e Regno Unito, stanno limitando o vietando l'uso di TikTok dai dispositivi dei dipendenti pubblici. Va detto che anche piattaforme come Facebook, Instagram e Twitter non sono esenti da critiche per la loro gestione poco trasparente dei dati e la diffusione di disinformazione. Emblematico, in questo senso, è stato lo scandalo di Cambridge Analytica, la società britannica che ha avuto accesso a informazioni personali di milioni di iscritti a Facebook senza consenso. I dati sensibili raccolti sono stati sfruttati per creare profili psicologici dettagliati, al fine di influenzare le elezioni politiche negli Stati Uniti, che portarono all'elezione di Trump e nel Regno Unito durante il referendum sulla Brexit. È più che fondato, quindi, il timore di un controllo  da parte di un regime autoritario come quello cinese che, tra l’altro, proibisce ai propri cittadini l'uso di TikTok e promuove in alternativa il social network Douyin, creato dalla stessa ByteDance. In questa piattaforma regna una censura assoluta. Ad esempio, non è possibile fare alcun riferimento al massacro di Tiananmen. Per placare le ansie riguardo alla sicurezza dei dati in Europa, ByteDance ha annunciato il progetto Clover, che prevede l'introduzione di nuove misure di sicurezza per proteggere le informazioni riservate di TikTok in collaborazione con esperti esterni e indipendenti. Inoltre, verranno costruiti due nuovi data center in Irlanda e in Norvegia per conservare i dati degli utenti europei in modo conforme agli standard di Bruxelles e minimizzare i flussi digitali al di fuori del Vecchio Continente. Problema risolto, quindi? Non è facile dirlo. Anche perché la questione della privacy sarebbe solo la punta dell’iceberg di uno scenario molto più complesso. Secondo diversi documenti resi pubblici dalla Nato, dietro la disputa internazionale sui social network si celerebbe una invisibile “guerra cognitiva”. Si tratta della manipolazione delle percezioni dell’opinione pubblica per nuocere ai governi dei paesi avversari veicolando disinformazione e propaganda attraverso i mezzi di comunicazione online. In questo contesto, non solo TikTok ma tutti i social network svolgono un ruolo cruciale influenzando la visione della realtà da parte dei cittadini. Un'armata digitale composta da account fasulli automatizzati, diffonde in maniera intensiva e coordinata fake news e teorie del complotto. Tra le nazioni più attive in questo conflitto ibrido ci sarebbe proprio la Cina, così come Russia, Iran e Corea del Nord. E dall’altro lato della barricata cibernetica, Stati Uniti ed Europa non stanno di certo a guardare. Ma quali sono le possibili contromisure per contrastare questa offensiva psicologica? Negli anni a venire, sarà sempre più essenziale la collaborazione tra piattaforme digitali e governi democratici, per aumentare la sicurezza online e favorire tra le persone la capacità di valutare in modo critico le informazioni e di resistere così alle ondate di persuasione ingannevole.

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