Dal festival di Sanremo, in oltre 20 anni di carriera, Cesare Cremonini si è tenuto sempre piuttosto lontano. «Penso di essere uno dei pochi, forse l'unico, che va a Sanremo come superospite senza mai averci messo piede», racconta con un sorriso, seduto nel verde del parco dell’albergo che lo ospita a Bordighera. «Sto vivendo un momento in cui sento che non conta più solo la canzone che sto promuovendo, ma è la storia che racconto che guida le mie scelte». Ed è proprio la sua storia, che parte e torna alla semplicità passando per «un tragitto di scoperta ed esplorazione», quella che porta al festival «che va raccontata tutta insieme. Con uno sguardo rivolto al passato ma anche al futuro. È come se avessi piantato una bandierina sulla montagna, ma ora sono pronto ad andare avanti. Il primo Sanremo, come il primo San Siro, è un momento clou, un momento cardine della mia carriera, non è solo una vetrina».
In realtà le strade di Cremonini e di Sanremo si sono incrociate senza fortuna ai tempi dei primi successi dei Lunapop, nel 2000. «Non ci presero, e oggi dico che è meglio così. Non ero pronto, ero immaturo per affrontare questo palco. Fu giusto escluderci. Poi uscì Un giorno migliore ed esplosero i Lunapop». Ma si riconosce ancora in quel ragazzo che cantava 50 Special e andava «in giro per i colli bolognesi». «Non c'è pericolo che non mi riconosca ancora in quel ragazzo e in quella canzone, che non è giovanilista, ma è realmente giovane, e per questo piace ancora. Possiede un lato di spensieratezza e libertà». «Avevo 18 anni quando ho iniziato, ma già dagli 11 avevo iniziato a sognare di cantare. Ma non ho mai pensato di arrivare dove sono ora. Sono stato fortunato: davanti a me ho la libertà di fare quello che amo e desidero perché non ho più riferimenti».
Quindi Ariston, per creare uno spettacolo nello spettacolo, «come fosse la sintesi di un grande show». Da Nessuno vuole essere Robin a Poetica, passando per Marmellata 25, Logico, La nuova stella di Broadway. Anche perché è dal 2020 che Cremonini attende di tornare in tour «ed è il modo per scaricare tutta l'energia accumulata».
Il cantautore bolognese sale sul palco anche per «comunicare una necessità strutturale del mondo dello spettacolo in questo momento: la ripartenza dei concerti deve essere una riflessione concreta e urgentissima. Altrimenti non possiamo più dirci un Paese unito». Ma il festival è anche l’occasione per anticipare il suo prossimo disco La ragazza del futuro, in uscita il 25 febbraio. Un album che è frutto anche della sua nuova maturità e del senso di libertà conquistato. «Dobbiamo dare valore al perché stiamo facendo quello che stiamo facendo».
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