Giovedì 26 Dicembre 2024

Giorgia: ecco il video ufficiale di "Parole dette male", canzone in gara a Sanremo 2023

Negli anni Novanta, Giorgia è stata una presenza fissa del festival di Sanremo, cinque presenze tra il 1993 e il 2001, con la vittoria nel 1996 con Come Saprei. Poi più di vent'anni di distacco. «Pensavo di aver già dato, che avevo fatto il mio e a Sanremo non ci pensavo più: lo consideravo un discorso chiuso e dopo tante partecipazioni non me la sentivo», racconta la cantante romana. Poi però, qualcosa è cambiato. «La "colpa" è soprattutto di Elisa - racconta ancora Giorgia che sarà all’Ariston con il brano Parole dette male -. Quando l’anno scorso lei era qui, mi ha fatto pensare a come poteva essere tornare in gara. E allora ho accettato l’invito di Amadeus che ha una capacità persuasiva notevole e mi ha fatto anche riflettere sull'atto di vicinanza al pubblico che rappresentava il tornare a mettersi in gioco, anche se io ancora a 50 anni non ho mai smesso di giocare». Tornare sul palco che l’ha vista nascere e che ha segnato "tutte le tappe importanti della mia vita», Giorgia lo considera anche una rinascita «dopo gli anni che abbiamo passato, ma anche a livello personale perché ho dovuto risorgere da una sorta di incertezza anche nella creatività. Mi sono reinventata, anche nel lavoro che ho fatto con Big Fish per il nuovo album «Blu1" (in uscita il 17 febbraio, a sette anni da Oro Nero, ndr). Un ritrovare le origini, quel r'n'b che mi piace, senza rifare le cose come le ho già fatte. Amadeus mi ha fatto sembrare l'Ariston il posto ideale per il momento che sto vivendo». Parole dette male racconta della capacità di sapere lasciare andare. «Di capire che ci sono momenti della vita che sono stati vissuti e sono finiti e che bisogna smettere di vivere nel passato per vedere quello che c'è davanti senza paura di quello che non è più». Impossibile non pensare a un riferimento ad Alex Baroni, morto nel 2002 in un incidente stradale, con cui Giorgia aveva avuto una relazione importante. «La canzone non l’ho scritta io e non è nata per lui. Di certo, è qualcosa che nell’interpretazione ho fatto mia. Anche perché negli anni, purtroppo, ho sperimentato più volte il dolore della perdita. E' un brano emozionante, ma Sanremo è la scuola perfetta per imparare a vivere le emozioni», dice con quella sua spontaneità da eterna ragazza aggiungendo che «la sfida maggiore qui è con me stessa, anche se l’età ti dà un minimo di leggerezza. Il tempo toglie, ma ti dà anche». Dopo più di venti anni non nasconde un pizzico di nostalgia. "La prima cosa che ho fatto arrivata all’Ariston è stato andare a guardare il camerino che aveva Pippo Baudo durante la diretta: prima di esibirmi passavo sempre per fargli vedere se ero vestita bene. Non l’ho ancora chiamato, ma è un rito e lo farò domani. So che vorrebbe essere qui». Erano tempi diversi, i talent non esistevano, la gavetta non era via social. «Vedi i ragazzi più giovani e sanno già come muoversi. Quando sono arrivata a Sanremo la prima volta venivo dai club e cantavo a occhi chiusi. Un cameraman mi riprese e mi disse: qui stai in televisione, devi guardare. Però ho vissuto tutto gradualmente. Anche con Come Saprei, mi sono resa conto anni dopo di quello che ha significato». Nel 2001, la sua ultima partecipazione, arrivò seconda alle spalle di Elisa. E proprio l’artista di Monfalcone sarà quest’anno al suo fianco per la serata dei duetti, in cui intoneranno proprio i loro brani di quella edizione «Luce (Tramonti a Nord Est)» e «Di sole e d’azzurro». «Ho pensato subito a lei - spiega Giorgia -. La viviamo come un regalo: come restituire al pubblico le nostre due canzoni. Più che un’autocelebrazione è una celebrazione di un pezzetto della nostra vita al festival». Sul podio, lei che è data tra le favorite, non si sbilancia troppo: «Quando ho visto il cast, ho pensato a Mengoni, Ultimo, Lazza, ma anche a Madame, Ariete, e Mara Sattei. Ci saranno certezze, ma anche sorprese». Da maggio Giorgia è attesa live con un doppio tour che la vedrà esibirsi prima nei più teatri lirici italiani e poi nei palasport. «La musica leggera di solito non va nei teatri lirici. Mi piace la bellezza che c'è in questi posti e vorrei ricreare le atmosfere dei club in teatro. Poi ci saranno i palazzetti, ma rispetto al passato li soffro di più per via del suono non pulito».

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