Riparte dall’amore, Eros. Riparte da quello che per lui è il filo conduttore da sempre. «E' un momento storico difficile per l’Italia, per il mondo e c'era bisogno di un messaggio positivo, di un messaggio forte. L’amore lo è: quello per la musica e quello in generale. Le canzoni devono arrivare al cuore, devono avere la forza per emozionare e dare una spinta positiva. E’ quello che ho sempre fatto e quello che ho sempre sognato di fare». E così il nuovo disco di Ramazzotti, Vita ce n'è, in uscita il 23 novembre in 100 Paesi al mondo (in italiano, e in spagnolo per il mercato latino) per Polydor, è impregnato di amore, ma anche di speranza, a partire dal titolo. Che diventa slogan e auspicio. «Racchiude il significato di tutto il disco: una ripartenza forte, un modo per dire andiamo avanti. Insomma, non è solo il titolo di un brano, ma un concetto più ampio e importante», spiega il cantautore, che ha scelto il Castello Sforzesco di Milano come quinta e Pippo Baudo come sparring partner, per presentare il suo quindicesimo lavoro in studio (e a vederli insieme si sente aria di Sanremo: «Io ospite a febbraio? Ci sono, se Baglioni mi vorrà»). «Bisogna sempre andare avanti, fermarsi non è possibile. Bisogna guardare avanti, anche nei momenti difficili bisogna essere forti e positivi», dice il cantautore che si diverte a intonare qualche brano, mentre il Pippo nazionale gli ricorda gli inizi e poi il successo ("ma sì, diciamolo che l’ho inventato io», e se la ridono entrambi). Vita ce n'è, quattordici tracce in perfetto stile Ramazzotti, è dedicato a Pino Daniele. «Per me era un mito, come per intere generazioni, poi è diventato un amico. All’inizio per i nostri diversi caratteri abbiamo avuto un rapporto conflittuale, sfociato poi in un bellissimo rapporto di grande rispetto e stima. Manca tanto al firmamento della musica italiana, per questo ho voluto dedicargli il mio lavoro. Era il minimo». Molte le collaborazioni presenti nel disco, tra artisti italiani (c'è la firma del decano Jovanotti, di Cheope e dei più giovani ma già affermati Federica Abbate ed Enrico Nigiotti) e internazionali come Helene Fischer, Luis Fonsi e Alessia Cara che fanno arrivare i loro video messaggi durante l’incontro. «Le collaborazioni - racconta Eros - nascono dal genere delle canzoni, dalla sonorità del disco, dal successo che hanno certi personaggi, ma con tutti mi sono trovato bene». E dell’apertura ai giovani, lui che di porte in faccia agli inizi ne ha avute parecchie, fa un vanto personale. «Musicalmente sono legato agli anni Settanta, Ottanta e Novanta, ma ascolto anche cose di oggi. Mi piacciono Ghemon, Calcutta, Irama, Ultimo: ce ne sono tanti bravi che arrivano al cuore della gente. E io sono aperto a tutto: evviva la musica. Ma ai ragazzi dico: studiate e lavorate sodo. Se sono ancora qui è grazie al temperamento e al grande lavoro che si fa su ogni progetto senza cullarsi sui successi passati». Vita ce n'è è anche un tour mondiale, che il 17 febbraio debutterà a Monaco di Baviera, sold out, e vedrà Eros protagonista nei cinque continenti (venduti in Europa già 200 mila biglietti). In Italia arriverà nei palasport dal 2 marzo con la prima data a Torino, poi dal 6 al 9 marzo quattro date a Milano e dal 12 al 16 altre quattro date a Roma. «A livello spettacolo siamo ancora lavorando sulla scaletta, ma il suono sarà top con musicisti di tutto rispetto. Vorrei inserire tante canzoni, ma un concerto non può durare più di due ore e mezzo: si stanca la gente e mi stanco anche io. Il mio tour del cuore? Quello con Jovanotti e Pino Daniele nel '94». E per l'allenamento niente paura: «A mantenermi in forma è la lotta sul divano con i miei figli tutte le sere». Del resto il suo sogno è arrivare come Charles Aznavour a calcare i palchi di tutto il mondo fino a 93 anni, «mi piacerebbe davvero».