Martedì 26 Novembre 2024

Scanzi: la mia vaccinazione? Andrei ringraziato, non insultato - VIDEO

"Di polemiche ne ho affrontate tante, quasi tutte divertendomi. A volte avevo ragione, a volte avevo torto. Questa polemica sulla mia vaccinazione non mi diverte. Per niente. Mi offende, mi ferisce, mi fa incazzare. Oltrepassa qualsiasi forma di disonestà intellettuale". Lo scrive su Facebook il giornalista Andrea Scanzi, dopo le polemiche sui social per la sua vaccinazione ad Arezzo. "Lunedì scorso ho dato al mio medico curante la disponibilità, nel pieno rispetto delle regole, a prendere qualsiasi dose di vaccino destinata a finire altrimenti nelle fogne se non l’avessi presa io - spiega Scanzi -. L’ho fatto a maggior ragione dopo avere sentito domenica scorsa il generale Figliuolo da Fazio. Quello delle dosi sprecate è un tema a lui caro, al punto tale da averci dedicato un’ordinanza ad hoc il giorno successivo. Ho detto che avrei accettato quel vaccino (senza rubare il posto a nessuno e solo se altrimenti fosse stato gettato) martedì a RaiTre, mercoledì su Nove, giovedì su La7. Non ho mai nascosto nulla, sono sempre stato cristallino. Ci sono le registrazioni video, ci sono i post". "Dopo essermi vaccinato, circondato da uno staff straordinario, ho fatto subito il post su questa pagina: per dare un messaggio. Se avessi voluto fare il furbo avrei fatto il vaccino due mesi fa, in un ambulatorio più appartato (non certo al Centro Affari). Una cosa che anche solo a pensarla mi repelle. E soprattutto non ne avrei dato notizia io stesso nella mia pagina, davanti a più di 2 milioni di persone. Come si fa a definirmi "furbetto del vaccino" se sono stato IO, con orgoglio e dopo aver rispettato le regole, a dare la notizia del mio vaccino? Vi rendete conto che è tutto capovolto in questa vicenda? Ho raccontato a tutti di avere fatto il vaccino perché era giusto e perché volevo dare un messaggio. Infatti l’ho dato. E’ servito - dice ancora Scanzi -. La stragrande maggioranza dei commenti dopo il mio gesto era, e resta, positiva. Dopo il mio post la ASL della mia zona ha finalmente messo anche online (era ora!) la lista dei "panchinari del vaccino". E le prenotazioni sono esplose. Tutto questo è accaduto anche grazie a me. Non dico che per questo vorrei un encomio, per carità: mi basterebbe un "grazie" (e da moltissimi è arrivato). O anche solo non essere trattato da serial killer. Invece, dopo due giorni di quiete, ecco partire oggi la gogna. La violenza inaudita. Gli insulti, le minacce, i "speriamo ti prenda un trombo". Un livello di virulenza allucinante". "Per fortuna che sono in una clinica e sto leggendo poco, perchè altrimenti ci sarebbe da deprimersi (se fossi tipo da deprimersi) per tre anni. Che gli insulti arrivino da chi mi odia a prescindere, ci sta. Vivono per quello. Che non aspettassero altro i giornalisti falliti, le comari del nulla, i fascisti, i renzini e i professionisti del paraculismo travestiti da maestri del giornalismo, ci sta. Fa parte del gioco. Ma che a unirsi al coro siano anche certi finti amici, o gente che fino al giorno prima mi chiedeva di fare una foto insieme per raccattare qualche voto o like in più, mi fa vomitare il giusto - conclude il giornalista -. Mi pare davvero tutto eccessivo. Sadico. Carognesco. Il totale rovesciamento della realtà: fai un gesto (totalmente lecito e quel giorno non facilissimo emotivamente) per aiutare la campagna vaccinale del tuo paese dentro una pandemia, e quello che ottieni in risposta è ferocia pura, livore scriteriato e auguri di morte". "Venerdì, dopo tre giorni di blocco nazionale perché "Astrazeneca fa venire le trombosi" (il messaggio passato purtroppo era quello), mi hanno chiamato per dirmi che c'era una dose disponibile a fine giornata. Mi hanno ripetuto che non avrei rubato il posto a nessuno. Mi hanno ribadito (ho le chat su whatsapp) che era tutto in regola - prosegue -. Tutte le persone attorno a me, tranne la mia compagna Sara, mi hanno detto: "Ma no, è pericoloso, aspetta Johnson, chi te lo fa fare!". Il clima, nel paese, quel giorno era di terrore puro o giù di lì. Quel vaccino non era esattamente un "boccone da ghiotti", infatti la sera prima Formigli aveva mostrato un sondaggio che parlava di un 60% abbondante di italiani pronti a rifiutare Astrazeneca. Invece ci sono andato: perché mi fido della scienza e perché volevo dare un messaggio agli italiani. Volevo dir loro: "Non abbiate paura, vaccinatevi. Va tutto bene". Mi sembrava giusto, anzi doveroso, usare la mia popolarità per una cosa bella. Non ero serenissimo quando ho fatto il vaccino, perché un retropensiero di paura ce l’hai sempre, ma l’ho fatto. Non che per farlo occorresse essere eroi, sia chiaro: gli eroi sono altri. Io proprio no! Ma di sicuro, dopo tre giorni di stop, quelli disposti a vaccinarsi con Astrazeneca non erano tanti. E i posti liberi, infatti, venerdì non erano pochi".

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