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La Rappresentante di Lista "vieta" a Salvini di usare il brano "Ciao ciao". E' polemica

«Con le mani, con le mani, con le mani. Ciao ciao. Con i piedi, con i piedi, con i piedi. Ciao ciao. E con la testa, con il petto, con il cuore. Ciao ciao E con le gambe, con il c..., coi miei occhi. Ciao (ciao, ciao, ciao, ciao, ciao, ciao, ciao)». Non era ancora finita la serata di Sanremo che già mezza Italia canticchiava l’orecchiabilissimo motivo di Ciao Ciao, hit del gruppo La Rappresentante di List. Tra loro, a quanto sembra, anche il leader della Lega Matteo Salvini, protagonista nel primo pomeriggio di un piccante botta e risposta con i componenti del gruppo, la viareggina Veronica Lucchesi e il palermitano Dario Mangiaracina. «Ci arriva voce che al comizio di S4lvini il dj abbia messo #ciaociao. La nostra maledizione sta per abbattersi su di te, becero abusatore di hit» dicono senza usare mezzi termini su Twitter i due cantanti, invitando il leghista a non usare il loro brano tormentone.

Immediata, sempre tramite social, la replica di Salvini: «Cara Rappresentante, onestamente non ci ho fatto caso - cinguetta il leader della Lega - visto che ero in mezzo a tantissima bella gente. Sperando che la maledizione non abbia effetti, confesso (mea culpa) che la tua #ciaociao mi piace parecchio». Ciao Ciao è arrivata settima all’ultimo Festival di Sanremo, ma è stata una delle canzoni più trasmesse sulle radio, dei singoli più venduti e più utilizzati su TikTok ed ha avuto milioni di streaming audio e video. Tantissimi i Mi piace e i retweet da entrambe le parti. Molti anche i commenti di appoggio o di protesta.

«Ecco un’altra pagata dalla sinistra» attacca qualcuno. Mentre un altro replica: «Uno che perde 49 milioni non è che si può ricordare di chi è una canzonetta». E ancora: «Ma vai a lavorare zecca dei miei stivali». C'è pure: «Mettete Povia alla prossima!». Alcuni tirano in ballo i diritti: «Quando in una manifestazione pagano la Siae - si legge - è tutto regolare visto che poi voi prendete i soldi». «Mica vero. Se un artista - ribattono altri - non vuole che la sua musica venga suonata in una certa manifestazione può imporlo».

C'è anche chi ricorda casi del passato: «Volete sapere quanto sono vecchia? Mi ricordo di quando Craxi fece la stessa cosa con «Viva l’Italia» di Francesco De Gregori... Non mi ricordo se fu querelato o dovette scusarsi pubblicamente...». Qualcuno cita anche la polemica che si scatenò a Sanremo quando La Rappresentante di Lista alzò il pugno chiuso durante l'esibizione guadagnando il plauso di Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, e la disapprovazione proprio della Lega, che per i «saluti comunisti» presentò un’interrogazione in Vigilanza Rai. «Già mi piacevate un sacco, con quel pugnetto. Ora vi adoro proprio" scrive un utente ricordando il fatto. Negli Usa vari cantanti - tra questi ad esempio i Rolling Stones, Neil Young, Adele, Steven Tyler degli Aerosmith, Michael Stipe dei Rem - hanno chiesto pubblicamente a Donald Trump di non usare le proprie canzoni ai comizi. Anche l’italiano Umberto Tozzi nel 2021 prese le distanze da un video in cui la famiglia Trump ballava sulle note di Gloria (nella versione di Laura Branigan).

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