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L'ultimo discorso di Vincenzo Nibali. E Cassani lo saluta: "Emozione pura, ha tenuto il ciclismo italiano in piedi"

Un ultimo discorso davanti al pullman dell'Astana. Una torta e una bottiglia per brindare con quelli che in questo ultimo anno gli sono stati vicino. E tanti grazie. Questa è stata l'uscita di scena di Vincenzo Nibali che al Lombardia ha corso la sua ultima gara, come si vede nel video di Eurosport dove lo "Squalo dello Stretto" si concede a giornalisti ed appassionati. Un saluto, ma senza commozione perché come lui stesso ha spiegato al termine della "Classica" ha avuto tempo in questo anno di "digerire" il ritiro e abituarsi all'idea.

Il saluto di Cassani

Gli addii, si sa, si trascinano appresso rimpianti e malinconia. È stato così per esempio nel caso di Federer che alla fine della sua ultima partita piangeva come un bambino. Per Nibali non è così. Federer si è ritirato perché non riusciva più a giocare, il suo fisico non ce la faceva più. Nibali non è mai stato così vivace e sereno. A 37 anni ha deciso di chiudere,al Giro di Lombardia, la corsa che probabilmente ha amato di più, una classica che lo ha visto trionfare da dominatore per ben due volte.
Non tocca a me ricordare le sue vittorie, mi verrebbe da dire le sue imprese, ma almeno mettere in fila il tour, i due Giri d’Italia e la Vuelta, un’impresa che è riuscita soltanto ai grandissimi campioni.
Nibali non ha mai avuto un dissapore, un litigio, tutti sono stati sempre felici e contenti di conoscerlo e di lavorare con lui o contro di lui perché coloro che lo hanno apprezzato di più sono stati proprio i suoi avversari. Io ho amato molto Nibali, in tutti gli anni che sono stato c.t. della nazionale non ho mai dimenticato il suo nome. E se Nibali non ha rimpianti io ne ho uno, fortissimo. Al solo pensiero mi viene tanta tristezza. Vincenzo non è stato campione olimpico per una banale e maledetta caduta. Era il 2016, eravamo a Rio e quella scivolata a 11 km dalla conclusione ha fatto svanire i nostri sogni di gloria. Una delle giornate più intense della mia vita. Eravamo lì, a giocarci un oro olimpico e solo la sfortuna ha tolto a Vincenzo una medaglia sicura.
Ma se chiudo gli occhi e penso a Vincenzo la prima immagina che mi torna in mente è quello scatto sul Poggio. Nessuno si aspettava un Nibali così forte alla Milano Sanremo ma quel giorno il buon Vincenzo si superò regalandoci 10’ di grande ciclismo. Emozione pura.
Non posso che ringraziarlo Vincenzo. Mi ha dato tantissimo soprattutto mi ha dato la certezza che il ciclismo è una grande scuola ed una straordinaria miscela di anima e cuore. In questi ultimi 15 anni, Nibali è stato uno dei principali protagonisti del ciclismo mondiale, sicuramente l’Italiano più forte, colui che ha tenuto in piedi il nostro movimento. Ora però abbiamo un problema, non sappiamo ancora chi potrà prendere il suo posto ma questo non è un problema di Vincenzo ma nostro.
Grazie Vincenzo spero che tu abbia tanta felicità almeno quanta ne hai dato a me e a tutti i tuoi tifosi. Mi raccomando, non sparire perché anche da ex abbiamo bisogno di uomini come te.

La carriera: due giri d'Italia, un Tour de France, una Vuelta e tre Classiche

Con il “Lombardia” numero 116 si chiude davvero un’epoca per il ciclismo italiano. Finisce l’Era Nibali, quasi vent’anni di carriera fra i Professionisti, costellati di successi che hanno fatto entrare di diritto lo Squalo nella storia del ciclismo di ogni tempo.
Numeri impressionanti quelli di Nibali, entrato già nel 2014 nel ristrettissimo club (sette campionissimi in tutto) della Tripla Corona, riconoscimento per chi ha vinto i tre Grandi Giri, Tour de France, Giro d’Italia e Vuelta a Espana; ma il talento di Vincenzo gli ha consentito di dare spettacolo anche nelle corse di un giorno. 54 sono le vittorie complessive nella carriera da Pro di Nibali, racchiuse fra la prima gioia nel 2006 alla Settimana internazionale Coppi e Bartali e il Giro di Sicilia del 2021, quando Vincenzo si aggiudicò l’ultima tappa, da S. Agata Militello a Mascali, e la classifica generale della corsa; ideale sigillo finale davanti ai suoi tifosi, nella sua terra.
Quattro i Grandi Giri (con ben 15 vittorie di tappa) nella bacheca dello Squalo, sempre punto di riferimento e avversario più temuto nelle corse da tre settimane. Nibali inizia a prenderci gusto nel 2010, quando trionfa alla Vuelta, indossando la maglia rossa nella passerella di Madrid dopo l’epica tappa sulla Bola del Mundo; passano tre anni e arriva anche il primo Giro d’Italia, nel 2013, dopo un’altra tappa indimenticabile sulle Tre Cime di Lavaredo. L’anno successivo è quello del trionfo ai campi Elisi, dopo un Tour de France dominato e impreziosito da quattro perle. Nel 2016 arriva anche il secondo Giro d’Italia, quello dell’incredibile rimonta nei due tapponi alpini sul Colle dell’Agnello e a Sant’Anna da Vinadio.
Tre, invece, le Classiche Monumento nel suo palmares, a partire dal 2015, con la prima vittoria al “Lombardia; una discesa in volo dal Civiglio, con arrivo in solitaria quasi “benedetto” da una piccola bandiera tricolore che il vento trasportò sulla sua maglietta. Il bis alla Classica delle foglie morte arriva nel 2017, dopo una cavalcata trionfale iniziata a una ventina di chilometri dal traguardo. L’anno dopo arriva anche la vittoria alla Milano-Sanremo, ultimo grande successo della sua carriera, sempre con il marchio di fabbrica dello Squalo: un attacco sul Poggio e un arrivo trionfale in solitaria a braccia alzate.

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