Una parata può cambiare la vita e riscrivere il finale di una storia. Una parata può disegnare una 'sliding doors' e permettere di raggiungere il tetto del mondo in una tiepida serata mediorientale. Altro che mille e una notte. E poi, alla fine di tutto, i rigori e i gesti estremi, maleducati e senza senso. Emiliano 'Dibù Martinez è stato uno dei tre protagonisti della finale mondiale di Doha, parando al 119' di piede su Kolo Muani con un gesto di eccezionale reattività, ancor prima di essere protagonista ai rigori finali: in quei minuti conclusivi dei supplementari Argentina e Francia erano sul 3-3, e senza il suo piede avrebbe vinto la Francia «Sì, ricorda la mia parata sulla linea in Italia-Brasile», dice Dino Zoff. Quaranta anni fa, con una parata altrettanto leggendaria, spianò la strada verso il titolo all’Italia. Quel guizzo sul colpo di testa del brasiliano Oscar è entrato nell’immaginario collettivo e segnato un’epoca. «Martinez ha dato una grossa mano all’Argentina, con le proprie parate. Nel suo intervento al 119' è stato particolarmente bravo, reattivo, ha salvato il risultato e quindi la coppa. Si, è vero, la sua parata ricorda, per importanza, quella mia contro il Brasile nella sfida del 5 luglio 1982 al Sarria di Barcellona. Martinez poi è stato bravo anche nei rigori, si è guadagnato così una buona parte della Coppa del mondo vinta con i 'suoì. Non dimentichiamo che abbiamo vinto l’Europeo grazie anche alle prodezze del nostro Donnarumma. Il portiere ha un ruolo di particolare responsabilità», le parole dello stesso Zoff, all’ANSA. «E' sempre importantissimo avere un grande portiere in una squadra, lo è ancor di più in questi tornei, perché spesso ci sono dei rigori alla fine delle partite e, pertanto, il suo contributo diventa molto più importante. Si, anch’io paravo con i piedi, come ha fatto ieri Martinez, ma i miei erano altri tempi. E c'erano regolamenti diversi», sottolinea l’ex azzurro iridato 40 anni fa. Zoff confessa di essersi divertito, ieri e durante i Mondiali. «Sono cadute alcune squadre importanti - dice, al telefono - ne sono venute fuori altre. Nel complesso sono stati dei buoni Mondiali, giocati bene. La fase difensiva? Parlare oggi della fase difensiva è pericoloso, poi ci si confonde con l'esagerazione; l’organizzazione, comunque, ti permette di migliorare anche l’attacco». Per l’ex Dino nazionale, «l'Argentina ha meritato», perché è "riuscita a risollevarsi dopo l’impatto negativo con il torneo». "Questo - ammette - dimostra il suo carattere. E poi, ci sono i numeri: la sua vittoria non è frutto del caso». Infine, il paragone: per lui che ha visto giocare da vicino Pelé, che ha subito dei gol da Cruijff, ammirato Maradona, quindi Messi, chi è stato il più grande? «Maradona e Pelé hanno rappresentato le sfere più alte del calcio nelle rispettive epoche, poi Messi certamente, se andiamo a vedere i risultati che ha conseguito, sta vicino a questi due».