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T come tricolore, trentratré anni dopo: l'alfabeto dello scudetto del Napoli

Non basterebbero tutte le parole del vocabolario per narrare il terzo capolavoro della storia del Napoli: dalla A alla Z, ecco l’alfabeto colorato di azzurro

A come aria: chell’aria che s’ha da cagnà dipinta sul pentagramma da Pino Daniele. E dopo trentatré anni, finestre aperte: dentro l’aria pulita e profumata del trionfo.

B come Benvenuti al Sud: la Capitale del Sud, orfano di uno Scudetto per troppo tempo. Vedi Napoli e stavolta… vivi.

C come caffè: il simbolo di una città infinita. Quella tazzina non era mai stata così zuccherata.

D come De Laurentiis: Aurelio, che ha restituito quella volta celeste a un popolo da troppo tempo costretto a convivere di ricordi (quasi) in bianco e nero. Contestato, criticato, ma vincente.

E come eccezionale: se ci fosse un vocabolo in grado di contenere tutti gli aggettivi da Napoli, del Napoli. Forse è proprio questo

F come festa: è e sarà memorabile. Perché il Napoli campione merita una celebrazione sfarzosa

G come gol: sta tutto qua; ne ha presi talmente pochi, ne ha gonfiate - di reti - talmente tante che il finale non poteva che essere questo

H come hype: è cresciuto di giornata in giornata di gol in gol di impresa in impresa. Il Napoli è vero, credibile, vincente.

I come inizio: lo ha dato anche mister pallone d’oro Fabio Cannavaro: “Adesso non dovremo attendere altri 33 anni”. Cassazione azzurra.

J come Juventus: gli eterni rivali, battuti due volte su due. Dentro e fuori. L’antagonista del racconto, ha perso.

K come Kvicha Kvarastkhelia: una meraviglia fatta uomo, nato in Georgia e sbocciato sull’erba del San Paolo che porta il nome di colui che dipinse il cielo d’un azzurro ancora più intenso: nessuno potrà mai rimpiazzarlo nel cuore dei napoletani, ma Kvicha un posticino lo ha guadagnato a suon di strappi, magie e Kvarastkheliate in serie.

L come Lobotka: l’artigiano della qualità del centrocampo napoletano. Un trottolino frizzante e lucido. Champagne e bollicine.

M come Maradona: come calciatore, come divinità, come stadio. Se sui primi due scudetti ha apposto la firma, sul terzo aleggia il suo spirito

N come Napulé: come Napoli, bella e contraddittoria. Dai mille colori e dei grandi artisti. Napoli del sogno immenso realizzato

O come Osimhen: lo stoccatore, il terminale offensivo, la tassa che ogni avversario ha pagato. Victor da Lagos, sei un fenomeno.

P come popolo: quello di casa non sarà mai più lo stesso. Nel cuore, perché uno scudetto te lo cambia il cuore. Nei numeri, perché il trionfo ha attraversato lo Stivale in lungo e in largo, corteggiando e conquistando tifosi in ogni dove

Q come Quartieri spagnoli: uno dei simboli della napoletanità, cuore pulsante della gente azzurra. Quel luogo che ha deposto corni porta-fortuna e pensionato le fattucchiere: stavolta il dubbio non c’è mai stato: Napoli è tricolore già da mesi.

R come Raspadori: il piccolo Jack con una spinta ha abbattuto i giganti. Il suo gol in casa della Juve è la firma più bella e struggente sul terzo scudetto.

S come Spalletti: Masaniello non è mai morto, si era solo rifugiato tra fattori e galline, in Toscana. Sulla meraviglia partenopea c’è il soffio di questo Eolo che, dopi tanti tentativi, ha trovato la direzione giusta.

T come trentatré: gli anni di attesa che in fondo è un po’ essa stessa il piacere. Ma stavolta con il botto alla fine.

U come un giorno all’improvviso: l’inno del Napoli, dei napoletani e di chi ama il calcio: perché chi più chi meno lo ha adottato in ogni stadio.

V come Vesuvio: un’eruzione di gioia contro sfottò improbabili e cori beceri di chi augurava colate laviche e disastri. L’eruzione c’è stata e ha incenerito gli scettici. E i cafoni

W come web: il primo Scudetto social della storia del Napoli. Le immagini di giubilo penetreranno ovunque nel mondo. Ovunque.

X come la X del pareggio: La vera rivoluzione spallettiana ha trafitto le sicurezze degli altri e irrobustito le proprie: “Quando c’è da scegliere se sul punteggio di parità bisogna spingere o tirare i remi in barca, questi ragazzi non hanno il minimo dubbio: all’attacco”

Y come yearbook, annuario. E di foto da piazzare per arricchirlo ce ne sarebbero tante: dal primo gol di Kvicha a Verona al ciclone azzurro che si è abbattuto sul Liverpool e sulla Juve, dal successo a San Siro contro il Milan alla lezione di calcio in casa dell’Ajax fino al boato del giorno dello Scudetto. No, non ci sta tutto in un solo annuario

Z come “zitti tutti”. E ascoltate il suono di Napoli. Saranno giorni di giubilo. La memoria è stata aggiornata e sulla pietra della storia c’è scritto 3. Ma da queste parti giurano che non trascorrerà un’altra era prima di stappare di nuovo la città

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