Di fronte a questo panorama, il direttore di Yad Vashem, Avner Shalev, non ha potuto che manifestare "sbigottimento e dolore", auspicando che la polizia possa individuare presto i colpevoli, anche attraverso le immagini delle numerose telecamere di sorveglianza. "E' la prima volta - ha mormorato Shalev - che si verifica un episodio del genere, peraltro inimmaginabile". "Oggi - ha aggiunto - sono stati colpiti i valori dell'unità nazionale, della libertà, della tolleranza".
Espressioni di sconcerto e condanna sono giunte da leader politici di tutti i maggiori partiti, nonché dall'ex rabbino capo Meir Israel Lau, uno dei superstiti della Shoah. Finora gli investigatori non hanno fermato nessuno. I primi sospetti convergono tuttavia sulle nicchie estreme degli zeloti ebrei ultrà, avverse allo stato laico. Il linguaggio delle scritte vandaliche rappresenta in effetti il punto di vista delle sette più eccentriche dell'ebraismo messianico: del tutto minoritarie anche nella stessa galassia degli haredim (i religiosi ultraosservanti), ma attivi nei sobborghi di Gerusalemme e irriducibili nell'ostilità al sionismo o all'idea di un qualunque stato d'Israele non fondato dal Messia. Alcune sigle di questi ambienti (da Neturei Karta a Edi Haredit) hanno d'altra parte preso le distanze dall'oltraggio allo Yad Vashem, negando dai siti web delle comunità ortodosse ogni coinvolgimento e ipotizzando la responsabilità di "piccoli gruppi di lunatici". Gruppi - azzardano i media - come gli iper-radicali delle cellule dei Sikarikim, devoti alla sanguinosa memoria degli zeloti di duemila anni fa.
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