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Roberto Bolaño
poeta per pigrizia

ROBERTO BOLAÑO
"CHIAMATE TELEFONICHE"
(ADELPHI, pp. 272 - 14,00 euro)

'L'ULTIMA CONVERSAZIONE'
(SUR Ed. pp. 126 - 14,00 euro)

Roberto Bolaño è diventato il principe degli autori cult, nonostante una scrittura complessa e storie capaci di allargarsi e divagare sino a restituire un mondo, come accade col suo capolavoro '2666' o 'I detective selvaggi', questi ultimi editi da Sellerio, che per primo ha pubblicato in italiano lo scrittore cileno e ancora ha dei diritti in scadenza, che, come accade con queste 'Chiamate telefoniche', via via vengono riproposti da Adelphi. Escono poi, attesi, seguiti, commentati nei blog, tutti gli inediti e le carte trovate nei cassetti, dopo la sua morte a soli 50 anni.

Ora arriva in volume, chiuso da un saggio di Nicola Lagioia, anche una serie di interviste a Bolano, in cui lo scrittore, con la sua ironia e la sua letterarietà, comunque si svela, confessando di essersi scoperto "l'unico anarchico, altrimenti avrei smesso" , o di aver sognato "di vivere da poeta, perché ero troppo pigro e la prosa mi sembrava troppo faticosa".

Tutta l'opera di Bolaño, che si trasferisce a vivere in Messico nel 1968, fuggendo dal regime di Pinochet dopo essere stato in galera per un breve periodo, è una sorta di indagine sulla violenza, degli uomini e del potere, nel suo rapporto con l'arte. Le sue storie hanno sempre al centro scrittori in rapporto con uno stato totalitario, da 'Stella distante' in cui un poeta, tra squadroni della morte e desaparecidos, diventa un serial killer, ai giovani poeti che si battono contro gli scrittori di stato, sovvenzionati, in un Messico in guerra di 'Detective selvaggi' o alle feste e ai vezzi di un salotto letterario di 'Notturno cileno', ospitato nella stessa casa in cui vengono torturati i dissidenti. Pieno di scrittori, poeti, intellettuali, saggisti, provenienti da varie parti del mondo, dall'Europa agli Usa, è anche '2666' che li mette a contatto con la feroce realtà delle centinaia di uccisioni impunite di giovani donne di Ciudad Juarez, che nel romanzo ribattezza Santa Teresa. E' uno scrittore, fallito, perché molto poco produttivo, anche Henri Simon Leprince, cui si intitola la seconda delle 'Chiamate telefoniche', nella Francia occupata dai nazisti, dove "gli scrittori, prima divisi in centinaia di scuole fiorenti, dopo la tempesta si raggrupparono in due fazioni mortalmente antagoniste: quelli che pensano che si possa resistere e quelli che pensano che si possa collaborare".

Leprince oscilla pigramente tra le due parti, ma poi decide di militare nella resistenza, pubblicando e scrivendo molto poco, tanto che, pur frequentando e conoscendo tutti, nessuno sa nemmeno che esiste e ne ricordano solo con fastidio la malinconia, l'infelicità, il disincanto. Poi vengono la repressione e la resa dei conti e sarà proprio questo anonimo, fragile e imbelle personaggio a salvare, a nascondere, a aiutare a fuggire tutti coloro che lo giudicavano superficialmente e lo disprezzavano in cuor loro. Queste storie di Bolano, senza morale, raccontano appunto le stranezze della vita e dell'arte nel disastroso imbattersi nella violenza della storia, e in alcune è lo stesso autore a comparire, sotto le spoglie del fratello Arturo Bolano, per consolare o irridere dalla sua posizione di vagabondo, combattente in nome di alti ideali e armato di coltello.
In una delle interviste dice che la sua "famiglia paterna si trascinava dietro almeno 500 anni di analfabetismo", mentre "mia madre leggeva qualcosa, ma se mi fossi formato sui suoi gusti adesso sarei una specie di Marcelo Serrano o Isabelo Allende, e forse sarebbe meglio, perché invece di conoscere i tormenti dello scrittore avrei conosciuto i piaceri della pecunia", lui, diventato best seller solo dopo morto, costretto a scrivere montagne di roba per guadagnare sempre qualcosa per mantenere la famiglia, cui era legatissimo.

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