Lunedì 23 Dicembre 2024

Le parole segrete
di SuperMario

Why always me? Perché sempre io? Mario Balotelli lo scrisse sulla maglia sotto la divisa del Manchester City, e sfoderò la sua protesta silenziosa dopo un gol allo United. Ieri sera, nessuna scritta, ma tanta rabbia da sfogare. Rivolto chissà dove e chissà a chi, anche se il suo sguardo era indirizzato non al pubblico, ma al centrocampo e soprattutto verso tutto lo stadio che all'ingresso lo aveva fischiato all'unisono anche con dei buu. E se finora di Balotelli si inseguiva anche solo una dichiarazione, ora è caccia al labiale: insulti, rabbia, parolacce. Ricostruzioni e fantasie saranno pane quotidiano dei prossimi giorni azzurri. "Non so cosa abbia detto", racconta Bonucci, accorso a festeggiare il primo gol in partita ufficiale dell'attaccante, e poi costretto a tappargli la bocca. "Stava parlando in inglese, gli è uscito qualcosa di troppo. Lui è fatto così - aggiunge il difensore - Aveva tanta rabbia in corpo, l'ha sfogata. Soprattutto, l'ha sfogata con un gol". Festeggiando più di rabbia che di felicità. "Ma nello spogliatoio ha sorriso anche lui", prova a dire Barzagli, rispondendo a chi fa notare che dallo spogliatoio SuperMario è uscito imbronciatissimo, il cappellino da rapper in testa, le cuffie alle orecchie. Esattamente come quando era entrato allo stadio, certo a quel punto dell'esclusione decisa proprio da Prandelli, il tecnico che lo aveva difeso fino all'ultimo anche dalle arrabbiature dei compagni. "Ha tanta pressione addosso - prosegue Barzagli - Non è facile convivere con queste situazioni. Critica, compagni o allenatore, non ho idea di chi fosse l'obiettivo del suo sfogo". "Se il suo nervosismo si trasforma in gol - conclude il capitano, Buffon, anche se appena entrato il nervosismo di Balotelli si stava trasformando in un gesto pericoloso, un gomito alto sul suo marcatore che rischiava di essere sanzionato - tanto di guadagnato". Sintetico. Ed esplicativo.

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