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Totò Cuffaro
(molto dimagrito)
in visita al padre

Totò Cuffaro

 Un anno 8 mesi e 15 giorni dopo essere entrato in carcere per la decisione della Cassazione (il 22 gennaio 2011) che confermava la condanna a sette anni per favoreggaimento aggravato a Cosa nostra Salvatore Cuffaro, ex potente siciliano che è stato presidente della Regione e senatore, è uscito da Rebibbia per andare a trovare il padre Raffaele, 86 anni, morente che è stato dimesso dall'ospedale dopo che i medici hanno constatato l'aggravarsi delle sue condizioni. 

Al detenuto è stato concesso un permesso di sei ore. Cuffaro, scortato dalla polizia penitenziaria, è giunto ieri mattina in via Rosario a Raffadali nell'agrigentino, dove suo fratello Silvio è stato sindaco, nella casa di famiglia, dopo il trasferimento dal carcere romano a quello di Agrigento. Sembra un altro uomo, camicia e pullover blu, invece dei classici vestiti eleganti che indossava sempre, magrissimo, sembra invecchiato molto più dei quasi due anni in cui è rimasto fuori dalla ribalta politica, ma ha sempre la "scintilla" negli occhi e il sorriso sardonico che ha espresso agli obiettivi dei fotografi e alle telecamere uscendo da casa. In quel momento, prima di salire sull'auto che lo avrebbe riportato in carcere, un gruppo di concittadini lo ha salutato con scroscianti applausi e con diversi "Ciao Totò". Segno che l'affetto per "vasa vasa" non è completamente scemato dopo la condanna e anche dopo le nuove accuse di concorso esterno alla mafia: dopo il proscioglimento la procura generale di Palermo ha fatto ricorso per Cassazione. L'ex presidente della Regione è entrato nella casa di buon mattino. C'era tutta la sua famiglia tranne la figlia, i suoi fratelli Silvio e Giuseppe con mogli e figli, la madre. Cuffaro ha baciato il padre, l'ha stretto forte poi si è seduto accanto a lui sul letto. 

"E' stato un incontro molto toccante - dice il fratello Giuseppe -. Per cinque ore è stato sempre accanto a papà. Hanno parlato, mio padre è cosciente. Era stato lui a consigliare papà di operarsi al pancreas alcuni anni fa. Papà lo vede come un figlio e un medico, non come un politico. E' stato un incontro commovente anche perché forse è l'ultima volta che lui vede nostro padre vivo". "Totò - aggiunge il fratello - è molto dimagrito. Ma è sempre eccezionale, è sereno, è un condottiero. Io lo vado a trovare in carcere ogni settimana". I politici impegnati nella corrida elettorale siciliana non vogliono commentare gli applausi della gente di Raffadali a Cuffaro. Il presidente dimissionario della Regione, Raffaele Lombardo, anche lui al centro di grosse grane giudiziarie per mafia, dice no comment. Rosario Crocetta candidato del centrosinistra fa dire al suo staff che è in riunione. L'unico che si lascia andare a un giudizio e ' il candidato alla presidenza Gaspare Sturzo, pronipote di don Luigi Sturzo, i cui insegnamenti Cuffaro ha letto piu' volte, che dice: "Lombardo e la sua casta hanno ridotto i siciliani alla disperazione al punto da indurli ad inneggiare anche Totò Cuffaro, il quale dignitosamente e nel silenzio sta scontando la pena per i suoi errori commessi".

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