“Daniele Schmiedt, un artista siciliano nel Novecento” non è una mostra facile: né da organizzare e realizzare, ovviamente, e neppure da visitare.
Perché nelle oltre 60 opere esposte i “centri” sono più di uno e quindi i possibili percorsi diventano molteplici fino a condurre quasi in un labirinto di sensazioni da cui è difficileuscire. Perché i dipinti di Schmiedt, questo “grande sconosciuto” (dove grande può essere inteso sia come aggettivo sia come sostantivo), ricalcano in modo personale mode e avventure di un secolo internazionale di pittura, all’impressionismo francese al realismo sociale italiano con transiti metafisici, espressionisti e soprattutto di paesaggio urbano,
indicando il percorso frastagliato e curioso, consapevole e indagatore, personale e imitativo, schivo e aperto di un artista messinese di
adozione (era nato a Palermo nel 1888, è morto nella città dello
Stretto nel 1954), che non ha trovato fino a oggi l’attenzione che
merita.
Adesso la mostra, organizzata dall’assessorato regionale al Turismo nell’ambito del Circuito del Mito, curatada Anna MariaRuta e
Gioacchino Barbera e ospitata La mostra (a ingresso libero), ospitata nella Camera di Commercio di Messina fino al 6 gennaio nella SalaBorsadella CameradiCommercio di Messina, riaccende i fari su
Schmiedt e ne ripropone la versatilità di alto livello, non solo in senso stilistico ma anche in senso tecnico, vistoche si è cimentatoin decorazioni (nei palazzi di giustizia di Messina e Vibo Valentia) e in
grandi affreschi (nel Municipio di Messina), è stato autore di quella
che può essere definita un’impre - sa, cioè la decorazione del soffitto
ligneo del Duomo di Messina, ha illustrato libri e riviste, ha tentato
la strada della grafica pubblicitaria.
I particolari nell'articolo di Vincenzo Bonaventura a pagina 16 del nostro giornale
“Daniele Schmiedt, un artista siciliano nel Novecento” non è una mostra facile: né da organizzare e realizzare, ovviamente, e neppure da visitare.
Perché nelle oltre 60 opere esposte i “centri” sono più di uno e quindi i possibili percorsi diventano molteplici fino a condurre quasi in un labirinto di sensazioni da cui è difficile uscire. Perché i dipinti di Schmiedt, questo “grande sconosciuto” (dove grande può essere inteso sia come aggettivo sia come sostantivo), ricalcano in modo personale mode e avventure di un secolo internazionale di pittura, all’impressionismo francese al realismo sociale italiano con transiti metafisici, espressionisti e soprattutto di paesaggio urbano, indicando il percorso frastagliato e curioso, consapevole e indagatore, personale e imitativo, schivo e aperto di un artista messinese diadozione (era nato a Palermo nel 1888, è morto nella città dello Stretto nel 1954), che non ha trovato fino a oggi l’attenzione chemerita.
Adesso la mostra, organizzata dall’assessorato regionale al Turismo nell’ambito del Circuito del Mito, curata da Anna Maria Ruta e Gioacchino Barbera e ospitata (a ingresso libero) nella Camera di Commercio di Messina fino al 6 gennaio, riaccende i fari suSchmiedt e ne ripropone la versatilità di alto livello, non solo in senso stilistico ma anche in senso tecnico, visto che si è cimentatoin decorazioni (nei palazzi di giustizia di Messina e Vibo Valentia) e ingrandi affreschi (nel Municipio di Messina), è stato autore di quella che può essere definita un’impresa, cioè la decorazione del soffittoligneo del Duomo di Messina, ha illustrato libri e riviste, ha tentato la strada della grafica pubblicitaria.
I particolari nell'articolo di Vincenzo Bonaventura a pagina 16 del nostro giornale
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