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Si moltiplicano i partiti
delle "loro" libertà

 

di Fausto Cicciò
“Liberi liberi siamo noi, però liberi da che cosa, chissà cos’è?” cantava Vasco Rossi in un celebre brano di qualche anno fa. E la domanda è risuonata giovedì scorso quando, nel giro di 24 ore, dalle “ceneri” del Popolo della Libertà e dell’Italia dei Valori, sono nati altri tre soggetti politici che nel nome propagandano un ideale di “libertà”. Dai “delusi” del partito di Alfano sono nate le liste “Lavoro e Libertà” (con in testa l’ex ministro Tremonti) e “Italia libera” (cinque deputati azzurri pronti a sostenere Monti).  Donadi e altri quattro “fuoriusciti” dal drappello di Antonio Di Pietro hanno fondato “Diritti e Libertà” restando nell’area di centrosinistra. 
I nuovi arrivati vanno a fare compagnia (a destra e a manca dell’emiciclo) alla folta schiera di “paladini” della democrazia:  Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, Autonomie Liberté Participation Écologie (centrosinistra valdostano), Alleanza di Centro per la Libertà di Francesco Pionati, Liberal Democratici di Daniela Melchiorre, Noi Sud - Libertà e Autonomia (scissionisti dell’Mpa), Partito Liberale Italiano di Stefano De Luca. 
A un distratto osservatore straniero verrebbe da pensare che la Penisola sia infiammata da impellenti istanze contro un invincibile potere dispotico e totalitario. Si convincerebbe, il nostro spettatore, che le nuove formazioni parlamentari nascano anche per far riaffiorare nel Bel Paese la libertà di stampa ormai smarrita (siamo al 61° posto della classifica mondiale stilata da Reporter Senza Frontiere e al 70° di quella di Freedom House). Ma si dovrebbe ricredere sapendo che molti di quei propalatori di “sovranità popolare” sono pronti ad approvare la norma che prevede, per la diffamazione, un anno di carcere per i giornalisti («una minaccia e una grave intimidazione – secondo l’Fnsi - che mortificano il giornalismo investigativo tutto, limitandone possibilità di ricerca e proposta di verità»). Capirà infine, l’immaginario forestiero,  di essere di fronte al trasformismo in salsa tricolore, ai consueti giocolieri delle parole. Parole importanti e sacre, svendute al mercatino del tornaconto.
Non ci consola il fatto che queste profonde contraddizioni non siano esclusiva italiana. In Austria, ad esempio, c’è ancora il populista e filonazista Partito della Libertà (guidato dal “delfino” di  Jörg Haider, Heinz-Christian Strache) e nel Terzo Mondo da sempre  si susseguono diversi schieramenti per la “Libertà” dietro i quali si cela il dittatore di turno.
Non ci si meravigli se, dalle nostre parti, sorge il sospetto qualunquistico (oggi si dirà “grilliano”) che sotto  quei sapienti (o frettolosi?) battesimi di nuove fazioni si covi il consueto obiettivo dei “faccendieri” prestati alla politica: occuparsi “liberamente” degli affari propri da una posizione di potere, predicando “liberalismo” e razzolando nel “libertinaggio”.
A noi la triste certezza che non sarà facile… liberarci di vecchi o nuovi ciarlatani.

di Fausto Cicciò

 

“Liberi liberi siamo noi, però liberi da che cosa, chissà cos’è?” cantava Vasco Rossi in un celebre brano di qualche anno fa. E la domanda è risuonata giovedì scorso quando, nel giro di 24 ore, dalle “ceneri” del Popolo della Libertà e dell’Italia dei Valori, sono nati altri tre soggetti politici che nel nome propagandano un ideale di “libertà”. Dai “delusi” del partito di Alfano sono nate le liste “Lavoro e Libertà” (con in testa l’ex ministro Tremonti) e “Italia libera” (cinque deputati azzurri pronti a sostenere Monti).  

Donadi e altri quattro “fuoriusciti” dal drappello di Antonio Di Pietro hanno fondato “Diritti e Libertà” restando nell’area di centrosinistra. I nuovi arrivati vanno a fare compagnia (a destra e a manca dell’emiciclo) alla folta schiera di “paladini” della democrazia:  Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, Autonomie Liberté Participation Écologie (centrosinistra valdostano), Alleanza di Centro per la Libertà di Francesco Pionati, Liberal Democratici di Daniela Melchiorre, Noi Sud - Libertà e Autonomia (scissionisti dell’Mpa), Partito Liberale Italiano di Stefano De Luca.

 A un distratto osservatore straniero verrebbe da pensare che la Penisola sia infiammata da impellenti istanze contro un invincibile potere dispotico e totalitario. Si convincerebbe, il nostro spettatore, che le nuove formazioni parlamentari nascano anche per far riaffiorare nel Bel Paese la libertà di stampa ormai smarrita (siamo al 61° posto della classifica mondiale stilata da Reporter Senza Frontiere e al 70° di quella di Freedom House). 

Ma si dovrebbe ricredere sapendo che molti di quei propalatori di “sovranità popolare” sono pronti ad approvare la norma che prevede, per la diffamazione, un anno di carcere per i giornalisti («una minaccia e una grave intimidazione – secondo l’Fnsi - che mortificano il giornalismo investigativo tutto, limitandone possibilità di ricerca e proposta di verità»). 

Capirà infine, l’immaginario forestiero,  di essere di fronte al trasformismo in salsa tricolore, ai consueti giocolieri delle parole. Parole importanti e sacre, svendute al mercatino del tornaconto.Non ci consola il fatto che queste profonde contraddizioni non siano esclusiva italiana. In Austria, ad esempio, c’è ancora il populista e filonazista Partito della Libertà (guidato dal “delfino” di  Jörg Haider, Heinz-Christian Strache) e nel Terzo Mondo da sempre  si susseguono diversi schieramenti per la “Libertà” dietro i quali si cela il dittatore di turno.

Non ci si meravigli se, dalle nostre parti, sorge il sospetto qualunquistico (oggi si dirà “grilliano”) che sotto  quei sapienti (o frettolosi?) battesimi di nuove fazioni si covi il consueto obiettivo dei “faccendieri” prestati alla politica: occuparsi “liberamente” degli affari propri da una posizione di potere, predicando “liberalismo” e razzolando nel “libertinaggio”.

A noi la triste certezza che non sarà facile… liberarci di vecchi o nuovi ciarlatani.

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