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Oggi braccia incrociate
nei reparti nascita.
1100 bimbi in meno

Fallita la mediazione tentata fino all'ultimo dal ministro della Salute Renato Balduzzi, ginecologi e ostetriche hanno oggi incrociato le braccia per il primo sciopero nazionale delle sale parto facendo registrare un'adesione alla protesta di oltre il 90%. Per 24 ore, 'bloccate' le nascite programmate. Risultato: circa 1.100 in meno i bambini nati in questa giornata, poiché i cesarei sono stati tutti rinviati, ad eccezione delle emergenze che sono state comunque garantite. Lo stop ha riguardato anche le attività di ambulatori ostetrici e consultori familiari sul territorio, con una mobilitazione che ha coinvolto, in totale, circa 15mila professionisti. A chiarire le ragioni della protesta è il presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), Nicola Surico: "Dobbiamo far conoscere a tutti la disastrosa situazione nella quale operiamo quotidianamente e non protestiamo per difendere piccoli interessi di 'casta'. Il nostro obiettivo, al contrario, è assicurare la totale sicurezza alle madri che partoriscono nel nostro Paese. Ma questo diritto fondamentale - sottolinea - può essere garantito solo da un sistema sanitario efficiente nel quale un ginecologo ed una ostetrica possano operare in reparti qualificati, adeguatamente finanziati e senza il pericolo di incorrere costantemente in una causa legale con richieste di maxi risarcimenti". Tre, quindi, i principali motivi dello sciopero: i recenti tagli previsti al sistema sanitario nazionale, la mancata attuazione della riforma dei punti nascita del 2010 (che prevedeva la chiusura di tutti i reparti che svolgevano meno di 500 parti l'anno) e l'insostenibile crescita del contenzioso medico-legale. Da qui la richiesta alle forze politiche di inserire questo tema nei programmi di governo e prevedere l'obbligatorietà della polizza assicurativa, da parte delle aziende sanitarie, ed un tetto ai risarcimenti come già avviene in altri Stati. Lo sciopero è stato 'affiancato' da una manifestazione nazionale che si è svolta a Palermo. La Sicilia "é ben al di sotto della media nazionale per quanto riguarda la sicurezza delle sale parto, ma chi sta peggio è la Campania. Le regioni più 'virtuose', invece, sono la Toscana e l'Emilia Romagna", é l'allarme lanciato da Giuseppe Canzone, segretario regionale della Federazione sindacale medici dirigenti (Fesnmed) nel corso dell'iniziativa. E numerosi sono stati i rappresentanti politici che hanno risposto alla protesta dei medici. Il governo deve dedicare "maggior attenzione al contenzioso medico-legale, un problema sociale ed economico di rilevanza nazionale", secondo Antonio Palagiano, presidente della Commissione d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e candidato nella lista Rivoluzione Civile. Servono, afferma, "polizze calmierate attraverso un intervento governativo". Condivide le richieste dei ginecologi pure il senatore del Pd Ignazio Marino: "Ostetriche e ginecologi hanno bisogno di risposte concrete e urgenti. Risposte che il PD - afferma - è in grado di dare loro, in particolare sul sempre crescente contenzioso medico legale". Approvare al più presto la riforma della responsabilità medica, come chiedono i ginecologi, è la priorità indicata anche dal senatore Michele Saccomanno, candidato alla Camera con Fratelli d'Italia. (ANSA).

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