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I giovani in prima
fila nel corteo per
ricordare Andrea Bruno

Un corteo soprattutto di giovani, lungo e silenzioso, per ricordare Andrea Bruno, il meccanico barbaramente ucciso una settimana fa e con l’intento di “ricominciare”, per un futuro diverso e migliore. È stato l’intento dei giovani di Rocca di Caprileone che hanno chiamato a raccolta i coetanei dei Nebrodi per dare vita all’annunciato corteo di solidarietà. L’intenzione era quella di ricordare Andrea Bruno, il meccanico del posto di 24 anni, ucciso lunedì 11 ma anche per prendere coscienza del presente e adoperarsi, insieme, per un futuro sano e migliore. «Il messaggio che volevamo mandare con questa manifestazione –dice Roberta Acefalo, la promotrice dell’iniziativapenso sia arrivato a destinazione. Vogliamo che Andrea non sia morto invano e che, da oggi, tutti ricominciamo seguendo il suo esempio e, soprattutto, volendoci più bene e risolvendo i problemi a parole e non con la violenza e la criminalità. Lo dobbiamo fare per Andrea e per il nostro futuro». In testa al corteo i ragazzi e le ragazze hanno esposto diversi striscioni. Alcuni, con il volto di Andrea Bruno, riportanti la scritta “Nessuno può fare tutto…ma tutti possiamo fare qualcosa!”, già visto ai funerali del giovane svoltisi giovedì nella chiesa della Madonna di Czestochowa. Oppure “Andrea sei il nostro angelo. Vivrai sempre nei nostri cuori” o, ancora “Adesso colora il cielo di nero” per ricordare la grande passione del giovane: i motori. Intanto c’è una novità in merito alle indagini. Infatti l’avvocato Giuseppe Mancuso è stato nominato dalla madre della vittima, Adele Pintabona, legale, in questo caso della parte offesa. L’avvocato Mancuso ha provveduto a nominare un sanitario di parte nell’attesa che vengano diffusi i risultati dell’autopsia, svoltasi mercoledì scorso alla camera mortuaria dell’ospedale “Barone Romeo” di Patti. Anche la difesa dell’indagato Sebastian Oriti, rappresentata dall’avvocato Decimo Lo Presti, attende il responso dell’esame autoptico per adottare la strategia difensiva. Al momento la versione ufficiale, diffusa dai carabinieri ma sempre nell’attesa dell’autopsia, ha parlato di cinque coltellate, che Oriti ha sferrato, alla vittima sotto l’abitazione in via Europa. Sebastian Oriti da quel giorno si trova rinchiuso nel carcere di Gazzi a Messina con la pesante accusa di omicidio con l’aggravante della premeditazione. Per il sostituto procuratore di Patti Rosanna Casabona, titolare delle indagini, infatti l’omicida avrebbe pensato di portare a compimento il proprio disegno criminoso sin dalla nottata di domenica, dopo avere litigato con Bruno, nella palestra di Rocca nel corso di una manifestazione danzante di carnevale.

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