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Hugo Chavez è morto

Il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, operato nei mesi scorsi di cancro, è morto a Caracas alle 16,25 ora locale. Lo ha annunciato in tv il vice presidente e suo delfino designato, Nicolas Maduro.

Il presidente del Venezuela, Hugo Chavez è morto. "E' un momento di profondo dolore", ha detto Maduro, interrompendosi fra i singhiozzi, in un discorso televisivo alla nazione.

Lunghi anni al potere, in lotta contro l'opposizione, gli Stati Uniti e, più di recente, col tumore. Hugo Chavez, morto oggi a Caracas, è riuscito a imporre la sua personalità espansiva, carismatica e spesso spigolosa, così come il progetto bolivariano di 'socialismo del secolo XXI', in uno dei principali paesi dell'America Latina: potenza mondiale per riserve di petrolio. 

Leader politico con caratteristiche da 'show man' - cantava, ballava, suonava le percussioni e impartiva ordini ai suoi ministri - tutto in diretta tv, sempre vicino al pubblico, spesso nel programma 'Alo', presidenté, da lui inventato per essere vicino al suo 'pueblo bolivariano'. Chavez è sempre stato posseduto da un'ostinata volontà di imporsi nel suo paese e anche a livello mondiale, ereditando il ruolo dal suo amico Fidel Castro. Di fatto, è stato uno dei leader più noti dell'America Latina 'antimperialista', spina nel fianco di Washington quasi come il 'lider maximo' cubano. Per 14 anni al potere, Chavez non nascondeva la tentazione di voler guidare il Venezuela fino al 2031. Su tutti i fronti, dall'economia alla società, dalla politica alla cultura, ha cambiato radicalmente la faccia del Paese. Per i suoi oppositori è stato un volgare demagogo, che ha nascosto il proprio autoritarismo nella retorica populista.

 Per i suoi sostenitori - numerosi soprattutto nelle fasce marginali del Venezuela - è stato invece un autentico rivoluzionario, l'incarnazione della rivincita contro le 'politiche neoliberali' e 'l'imperialismò che hanno dominato per lunghi anni Caracas e l'intera America Latina. Ex colonnello paracadutista, è sempre stato battagliero e allo stesso tempo sognatore. Nato il 28 luglio 1954 a Sabaneta, nello stato di Barinas (est del paese) da una famiglia di insegnanti di campagna, è entrato presto nell'esercito. Amava il baseball, ma la sua vocazione sportiva è stata presto superata dalla passione per la politica, da quando - a 21 anni - rimase affascinato dalla figura di Simon Bolivar, l'eroe della liberazione latinoamericana. Fu in quel momento che decise che sarebbe diventato non solo un uomo di potere, ma anzitutto - raccontava - uno in più tra il suo popolo. Sempre al fianco di Cuba e prodigando simpatie alle nazioni che hanno sfidato il potere a stelle strisce (non esclusi Iran, Siria o Bielorussia), negli ultimi due-tre anni era entrato in un cono d'ombra, e non solo per i suoi problemi di salute: sullo scenario latinoamericano è spuntata infatti la stella del Brasile, un vero colosso e soprattutto un modello diverso di socialismo, più moderato, aperto e 'presentabile' di quello di Caracas.

 L'ultima sua grande vittoria elettorale è dello scorso 7 ottobre, quando ha preso 8 milioni di voti, battendo il giovane leader dell'opposizione, l'avvocato Henrique Capriles. Sul tavolo del governo di Chavez sono comunque rimasti intatti tutti i problemi che angosciano i venezuelani - 'chavisti' oppure no - quali l'inflazione (tra le più alte del pianeta) o la sicurezza a Caracas e in altre città. Con i capelli ricresciuti dopo le prime chemioterapie, durante la campagna elettorale il presidente aveva puntato su un'immagine energica e di rinnovata salute. Ci era riuscito. Inguaribile ottimista, aveva di fatto cancellato l'immagine di un 58/enne malato, riuscendo ad affrontare nel modo giusto la grinta del 40/enne Capriles.

 Scommessa riuscita ma in fondo subito rimasta bloccata non dalla politica ma dalla malattia: qualche giorno dopo la vittoria, è subito ricomparso, in tutta la sua gravità, l'incubo del cancro. La data chiave dell'ultimo periodo della sua lunga malattia é stata la notte tra l'8 e il 9 dicembre, quando il presidente 'bolivariano' ha reso noto in tv che doveva rientrare quanto prima a Cuba per sottoporsi al quarto intervento chirurgico. Nello stesso drammatico intervento aveva di fatto designato un successore: il vicepresidente Nicolas Maduro. Lo stesso che stasera, dopo settimane di voci e smentite sulle reali condizioni del 'comandante' e dopo un improvviso rientro in Venezuela interpretato dai più come il frutto del desiderio di morire in patria, ne ha annunciato oggi la scomparsa fra le lacrime. 

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