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Il concerto per Lucio
è la tv che ci piace

 

 

di Anna Mallamo

Sinceramente, non ce ne poteva importare di meno, ma il dato c’è e va evidenziato: il concerto evento in ricordo di Lucio Dalla, scomparso il 1 marzo di un anno fa e che proprio lunedì avrebbe compiuto 70 anni, trasmesso in diretta da Rai1 da Piazza Maggiore a Bologna, ha fatto un boom di ascolti: quasi otto milioni di telespettatori (in dettaglio, la prima parte è stata seguita da 7 milioni 811 mila spettatori, col 30,15% di share; la seconda parte è stata vista da 3 milioni 330 mila spettatori, col 30,42% di share). Milioni di persone, aggiunte ai trentamila della piazza (la Piazza Grande di Lucio, che lunedì notte è stata grandissima, è arrivata fino a casa nostra, fino alla soglia del nostro cuore), tutte a cantare canzoni immortali, indispensabili. Un caso di quelli in cui l’audience, lo spietato meccanismo che asserve la televisione ai gusti della massa, quello che – come dice quel genio di Carlo Freccero, uno dei demiurghi della televisione che proprio della sua creatura ha analizzato in uno squisito libro meccanismi, potere ed effetti – «è una macchina per produrre maggioranze», coincide miracolosamente con la Qualità, con il Significato, con la possibilità che la Bellezza, la grande esclusa dagli schermi, s’infiltri in prima serata, tra fiction-santini e varietà nazionalpopolari, e risplenda. La bellezza abbagliante delle canzoni di Lucio Dalla, che si è sommata alla bellezza del nostro collettivo e personalissimo ricordo, all’emozione (vera, visibile persino “oltre” e malgrado lo schermo) di amici e colleghi sul palco, dove il rischio della celebrazione retorica era altissimo ma è stato sistematicamente, felicemente eluso (Morandi ieri ha postato su Facebook la sua foto con Bocelli e ha scritto: «Mi sono emozionato a vedere grandissimi artisti riuniti sullo stesso palco per ricordare il nostro indimenticabile e geniale amico Lucio che sarà vivo per sempre attraverso la sua meravigliosa musica»). Mamma Rai, lo vedi che è possibile essere davvero “servizio pubblico”? Lo vedi che si può anche dare lezioni, e lezioni di Bellezza, alla gente che paga il canone? Si può. E forse si dovrebbe sempre più spesso.

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