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Per una nuova
Teologia
della Liberazione

Il cristianesimo è una religione, non un’ideologia. E, per quanto ci riguarda, i suoi capisaldi sono fede, speranza e carità. Prendere o lasciare. Tutto il resto è un esercizio che tenta di mettere assieme mondi che hanno punti di contatto, ma obiettivi assolutamente diversi. L’elezione di un Pontefice sudamericano apre la strada a una simile riflessione. Per anni e anni, il cardinal Bergoglio è stato un coraggioso testimone del nostro tempo. Un gesuita di quelli tosti, capace di salvaguardare, prima di tutto, la libertà dello spirito, preoccupandosi, allo stesso tempo, delle necessità materiali degli emarginati. E facile sparare sentenze «ex cathedra» quando non si sta in trincea. Per decenni la Chiesa è rimasta schiacciata, da un lato, dall’ateismo marxista-sovietico e, dall’altro, dall’avidità dei «fazenderos» e delle multinazionali americane, vere fabbriche di povertà e di instabilità sociale in America Latina. Al primo ha dato una risposta in tempo reale Karol Wojtyla, capace di risvegliare le coscienze in tutta l’Europa Orientale, trascinandosi appresso masse di fedeli che hanno rimesso in moto l’orologio della storia. Al popolo dei «barrios», invece, finora è mancata un’opportunità «unificante» di questo tipo. La «Teologia della Liberazione » di Gustavo Gutiérrez, Hélder Câmara e Leonardo Boff è stata una risposta sbagliata a una domanda giusta, perché, piaccia o no, la dottrina della Chiesa non può sostituirsi alla politica. Certo, nessuno può dimenticare le battaglie di un altro grande gesuita come Padre Arrupe o di un martire come Monsignor Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, assassinato sull’altare. Anche per questo ora torna la speranza. C’è bisogno di una nuova «Teologia della Liberazione », fatta più di spiritualità ed etica sociale che non di dottrina politica. In fondo, diceva un vecchio saggio, il «comunismo» non è un’ideologia, ma uno stile di vita. Rinuncia agli agi, spogliati dei preziosi paramenti e da’ il ricavato a chi soffre, evita le cattedrali e gira per le chiese quasi diroccate delle periferie ad abbracciare i figli dei poveri. Perché è lì che troverai Dio. Come fa Papa Francesco da quarant’anni.

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