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Guardiacaccia ucciso
con 2 colpi di pistola

  Indagini in pieno sviluppo per dare una chiave di lettura all’ omicidio, scoperto ieri mattina ma che potrebbe risalire alla tarda serata di martedì, avvenuto a Cesarò, in contrada Casazza. Vittima un guardiacaccia incensurato, Epifanio Zappalà, 46 anni, nato a Catania, residente a Misterbianco, di fatto domiciliato nel centro nebroideo dove lavorava in una riserva di caccia. Ed è stato proprio all’interno della casa rurale dove l’uomo dimorava che il sicario o i sicari hanno agito. Infatti, stando a quanto ricostruito dai carabinieri, l’a ssassino è entrato in casa e ha esploso all’indirizzo di Zappalà due colpi di pistola calibro 7,65 che, come accertato ieri pomeriggio dal medico legale, il dott. Ragazzi, lo hanno centrato alla nuca e allo stomaco. Non è da escludere che il killer dapprima abbia sparato allo stomaco di Zappalà e abbia esploso con l’altro proiettile il classico colpo di grazia alla nuca. Il corpo senza vita di Epifanio Zappalà, riverso a pancia in giù, è stato rinvenuto da alcuni frequentatori della riserva che conoscevano il guardiacaccia. Sono stati avvertiti i carabinieri e, sul posto, sono giunti i militari della Stazione di Cesarò, del Nucleo operativo della compagnia di S. Stefano di Camastra, al comando del capitano Michele Laghi e, in seguito, quelli del Reparto operativo di Messina, guidati dal tenente colonnello Luigi Bruno. Dalle prime indagini è emerso anche che chi ha sparato, dopo avere eseguito la missione di morte, ha infilato in un bicchiere pieno di acqua che è stato trovato sul tavolo da cucina, il cellulare della vittima e poi ha chiuso la porta a chiave. Insieme ai carabinieri sul posto nel tardo pomeriggio di ieri è giunto anche il sostituto procuratore di Catania, dottoressa Molè, che ha poi ordinato la rimozione del cadavere che, in tarda serata, è stato trasferito all’obitorio di Catania dove, oggi, si svolgerà l’autopsia. Non si presenta facile il lavoro degli inquirenti per risolvere quello che appare come un vero rompicapo. Epifanio Zappalà era un volto conosciuto a Cesarò, dove da diversi anni lavorava nella riserva di caccia ed è stato descritto come una persona attenta e molto scrupolosa sul lavoro. Gli inquirenti credono molto poco a un delitto della malavita organizzata. S’indaga anche nella vita privata dell’assassinato. Zappalà, celibe, era sentimentalmente legato ad una donna di Cesarò a sua volta separata organizzata. In ogni caso, chi ha agito, sapeva dove e come colpire e scegliendo un orario in cui il guardiacaccia si trovava da solo nella casa rurale della riserva di contrada Casazza. Insomma non un delitto d’impeto ma che è stato accuratamente preparato. E non aver trovato la casa in disordine dimostrerebbe che il guardiacaccia conosceva l’uomo che gli ha tolto la vita.

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