Più tempo passa e più il Vecchio Continente dimostra d’essere un gigante coi piedi di cartone. In genere, chi osa fare le pulci alle politiche dell’Unione viene lapidariamente definito “euroscettico”. Una sentenza? No, forse sarebbe meglio definire quest’espressione come un “anatema”, rivolto con fastidio a tutti coloro che si rifiutano di portare il cervello all’ammasso. Certo, l’Europa è un male necessario, nel senso che, di fronte alle sfide della globalizzazione, è utile coalizzarsi, cercando di mettere assieme le affinità e sorvolando sulle differenze. Ma se la partita viene giocata con le maniche piene di assi, allora qualcuno (più di uno) bara, e la retorica delle chiacchiere lascia il posto alla viltà degli interessi nazionali.
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