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Ghota 4, carcere
confermato per 34

  Restano in carcere 34 dei 36 indagati dell’Operazione Ghota 4 condotta dalla Direzione antimafia di Messina che vede, di fatto, confermato l’impianto accusatorio col quale si indicavano i nuovi referenti della “famiglia” barcellonese, soprattutto nell’azione estorsiva, dopo una precedente operazione che aveva azzerato la cupola dell’organizzazione mafiosa. I giudici del Tribunale del riesame di Messina hanno annullato solo i provvedimenti restrittivi emessi per 2 dei 36 indagati, finiti in carcere all'alba dello scorso 10 luglio, le relative ordinanze di custodia cautelare che erano state emesse dal Gip Massimiliano Micali per mancanza di "gravi indizi di colpevolezza". Per effetto della decisione del riesame che ha accolto i ricorsi della difesa da ieri sono tornati liberi, dopo 19 giorni trascorsi in carcere, i barcellonesi Elio D'Amico, 39 anni di Pozzo di Gotto e Agostino Milone, 44 anni originario di Gala. Restano invece in carcere tutti gli altri 34 indagati per i quali sono stati respinti i ricorsi. Tuttavia per altri tre indagati, i barcellonesi Gianni Calderone, 30 anni del gruppo di Pozzo di Gotto e Maurizio Sottile, 37 anni, del gruppo di San Giovanni e Antonino Bagnato, 31 anni di Pozzo di Gotto, pur essendo stata mantenuta inalterata la custodia cautelare in carcere per i soli reati di estorsione, gli stessi giudici del Tdr presidente Zumbo, componenti Materia e Bonfiglio, hanno parzialmente riformato il giudizio che era stato espresso nell'ordinanza di custodia cautelare, escludendo nelle motivazioni - per Calderone e Sottile - l'aggravante di aver agito con modalità mafiose e per Bagnato la partecipazione alla contestata associazione a delinquere di tipo mafioso. D'Amico, Milone e anche Calderone, Sottile e Bagnato, sono stati difesi dagli avv. Tommaso Calderone e Giuseppe Lo Presti.

L'articolo completo di Leonardo Orlando lo trovate sul nostro giornale

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