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Uccisa in ufficio
Fermato datore di lavoro

C'e' un fermo per l'omicidio di Marilia Rodrigues Martins, la brasiliana uccisa a Gambara nel Bresciano. A quanto si e' appreso sarebbe il datore di lavoro della donna, interrogato a lungo dai carabinieri nel corso della notte.

L'uomo e' Claudio Grigoletto che aveva raccontato di aver visto la giovane per l'ultima volta giovedì scorso. Secondo il suo racconto, quel pomeriggio, alle 18, Grigoletto avrebbe mandato un messaggio alla ragazza per chiedere come andava il lavoro. Lei avrebbe risposto: ''Tutto tranquillo''. E' stato fermato per omicidio aggravato. Marilia era incinta di alcuni mesi. 

''Aveva la necessità di eliminare il problema rappresentato dal fatto di essere il padre del bambino che la brasiliana aspettava'': lo ha detto il procuratore di Brescia Fabio Salamone a proposito del fermo di Claudio Grigoletto, il datore di lavoro di Marilia Rodrigues Martins. Il procuratore ha aggiunto che ''la donna è stata strangolata ma potrebbe essere stato il gas a finirla''. (ANSA)

Nel' 90 caso Cesaroni fu uccisa sul posto lavoro, ancora nessun colpevole - Due donne, entrambe morte nel mese di agosto, entrambe in ufficio ed entrambe assassinate. Sono diverse le analogie tra la morte della brasiliana Marilia Rodrigues Silva Martins e quella di Simonetta Cesaroni, un omicidio ancora senza autore e divenuto uno dei misteri irrisolti degli ultimi 30 anni.

Era il 7 agosto 1990 quando Simonetta Cesaroni, 21 anni, fu trovata massacrata con 29 coltellate nell'ufficio dell' Associazione degli Ostelli della gioventù in via Poma, a Roma, dove lavorava. Il cadavere della ragazza fu trovato dalla sorella Paola. Simonetta era nuda sul pavimento completamente insanguinata, ma non aveva subito violenza sessuale.

Per l'omicidio venne fermato Pietrino Vanacore, uno dei portieri dello stabile di via Poma, che sarà scarcerato il 30 agosto e non più rinviato a giudizio. Morirà suicida nel 2010.

Nel 2007 emerse che il dna trovato sugli indumenti di Simonetta era dell'ex fidanzato Raniero Busco che venne quindi iscritto dalla procura di Roma sul registro degli indagati per omicidio volontario. Nel 2011 Busco venne condannato a 24 anni di carcere. Nel 2012 una nuova perizia disposta dalla Corte d'Appello sembrò demolire le certezze degli esperti dell'accusa nel processo di primo grado. Le tracce sul corpetto di Simonetta erano sì di Busco, ma anche di altri due uomini da identificare. Il 27 aprile 2012 Busco viene assolto in appello "per non aver commesso il fatto". E anche se il sostituto procuratore generale Alberto Cozzella ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza di assoluzione di Busco, il delitto Cesaroni a tutt'oggi resta senza colpevoli

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