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Piazzetta intitolata
a Michele Sorrenti

Domenica prossima, 22 settembre, il  Comune di Lappano intitolerà una piazzetta del Centro Storico al pluricampione nazionale di “getto del peso” Michele Sorrenti. Sorrenti è nato a Rende  il 25 ottobre 1941 da un padre rendese Giuseppe e una madre lappanese Ada Imbrogno, e morì a sessantaquattro anni (21/12/2005. La sua famiglia era composta da altri due fratelli Beniamino (1937), che ora non c’è più (così come non ci sono più il papà  e la mamma) e Francesco (1948), che sarà presente alla manifestazione di domenica. I genitori  sposarono a Lappano, nella Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, ed andarono ad abitare a Rende, dove Giuseppe, “Peppino” per gli amici, lavorava presso la Stazione delle Ferrovie dello Stato. A Lappano  trascorrevano le vacanze estive, quelle più attese dagli studenti, nella casa materna sita nel centro storico del comune presilano; da giugno a fine settembre. “Peppino” da Capo Stazione l’8 agosto 1953, venne trasferito a Paese, in provincia di Treviso, e perciò tutta la famiglia dovette iniziare una nuova vita in Veneto. Ed è lì che Michele inizia la sua avventura sportiva, prima da bravissimo giocatore di calcio, poi da centometrista, undici secondi netti nei cento metri piani, e da staffettista alla 4 x 100. Poi s’innamora di questa nuova specialità “lancio del peso”, e dopo diverse competizioni e podi in campi nazionali ed internazionali, ne diventa pluricampione italiano: Firenze 1966, Roma 1972, Roma 1973, Genova indoor 1974. E’ stato Capitano della Nazionale Italiana di Atletica leggera, -Primatista Italiano Assoluto “Getto del Peso” mt. 19,02 – 31/07/1972: il primo Italiano che ha superato il muro dei 19 metri. La Calabria non può dimenticare un suo figlio che ha scritto pagine gloriose nella storia dell’Atletica Nazionale, tantomeno Rende, che ha già dedicato una via qualche anno fa, e Lappano che domenica prossima dedicherà  “Largo Michele Sorrenti” in una  piazzetta dove Michele, i suoi fratelli ed i tanti suoi amici di Lappano trascorrevano le loro giornate davanti al calzolaio e al fornaio d’allora e praticavano quegli indimenticabili ed irripetibili giochi tipici di quegli anni.

 

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