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Legge elettorale
è scontro sulle preferenze

Il tema riforma elettorale sempre in primo piano nel dibattito politico, dopo che ieri il premier ha detto sarebbe preferibile i cittadini potessero scegliere attraverso le preferenze. Oggi il suo vice Angelino Alfano fa un appello a Silvio Berlusconi augurandosi che sul no alle preferenze il Cav 'si ravveda'. Di diverso avviso il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, che definisce quella di Letta 'un'entrata a gamba tesa' sulla riforma. Intanto il relatore Sisto ricorda che 'questa è la riforma di tutti' e dice che meline non saranno consentite.

"Vedo che le preferenze sono diventate improvvisamente popolarissime ma io, che ho iniziato a prenderle, e molte, a vent'anni, sento il dovere morale di dire che oggi sarebbe un errore enorme reintrodurle". Così il ministro Dario Franceschini risponde in Transatlantico su uno dei nodi della riforma elettorale. Reintrodurre le preferenze sarebbe un errore, per Franceschini, "non soltanto perché farebbero quasi certamente saltare l'intesa raggiunta ma molto di più per i danni al sistema politico e alla sua trasparenza". Le preferenze, spiega, "come tutti sanno, farebbero aumentare a dismisura i costi delle campagne elettorali dei singoli candidati, con tutti i rischi connessi, non sempre porterebbero in Parlamento i migliori e comunque lo priverebbero della presenza di competenze e professionalità indispensabili". "Io da capogruppo - aggiunge Franceschini - ho conosciuto deputati indispensabili per competenze e lavoro che non riuscirebbero mai a essere eletti. Non è un caso se in nessun paese di Europa sono utilizzate le preferenze per il parlamento nazionale, ma soltanto o collegi uninominali, da sempre la proposta del Pd, o liste corte, perché dappertutto cercano intelligentemente di avere gruppi parlamentari che siano un mix di radicamento territoriale e competenze"

M5S scrive a Boldrini, è illegale - La proposta di legge di riforma elettorale venuta fuori dai colloqui informali fra il segretario del Pd, Matteo Renzi, e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, è illegale. Lo afferma il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle alla Camera che ha scritto alla presidente di Montecitorio, Laura Boldrini, una lettera denunciando tutte le violazioni del regolamento avvenute in commissione Affari costituzionali e chiedendole di intervenire per garantire il rispetto delle regole. "Il 'pregiudicatellum' - denuncia il M5S - è giunto in commissione non solo senza il vaglio degli uffici tecnici della Camera, ma addirittura senza neanche essere depositato. È stato presentato con una veste informale priva di elementi essenziali e imprescindibile per la discussione quali le tabelle che definiscono la divisione territoriale delle circoscrizioni e dei collegi plurinominali. Ciò, inoltre, è avvenuto dopo due giorni di discussione sul nulla, basata solo su indiscrezioni di stampa". Inoltre, evidenziano i grillini, il provvedimento, "giunto in commissione come un canovaccio, in un primo momento viene fintamente presentato come proposta di testo base (senza numero di protocollo e senza esser stato vagliato dagli uffici tecnici, come avviene per tutte le proposte di legge) per poi diventare una proposta di testo unificato', ovvero l'accorpamento delle diverse proposte di legge depositate dai gruppi parlamentari. Peccato che nel 'pregiudicatellum' ci siano elementi non presenti in alcuna delle proposte di legge depositate". Per il M5S, quindi si tratta di "una legge che nasce da un contesto extraparlamentare, mai depositata alla Camera e che viola numerose norme regolamentari. Ecco come fanno le cose il Pd di Renzi e Berlusconi. È stato chiesto alla Boldrini di intervenire per ristabilire la legalità in questo Parlamento. Ma si è certi che la vergogna non è termine noto a questi politici"

Letta, diverso da Renzi ma remiamo insieme - "Sono assolutamente determinato a proseguire l'opera di risanamento del Paese e a lottare contro la disoccupazione ". E ancora: "Sono troppo determinato a mantenere il ruolo di chi cerca una soluzione alle cose concrete". Enrico Letta torna in tv dopo quasi un mese e, a "Otto e mezzo" su La 7, a chi stila l'elenco dei suoi fallimenti assicura che il suo governo avrà "altri mesi davanti a sè". Troppo alta la posta in gioco. Troppo forte, per il premier, la voglia di "fare le cose per le persone in carne e ossa, l'unica cosa che mi interessa". La stessa smania che ha Matteo Renzi e che fa dire al premier che "ognuno c'ha il suo carattere e, come gli italiani hanno capito, siamo molto diversi", ma poi si rema nella stessa direzione, fosse solo perchè "non possiamo permetterci il lusso di dividerci". E giù elogi a Renzi, come unica risposta a tutte le bordate del segretario Pd. "Lui ha una grande forza nell'interpretare il suo ruolo"; "oggi ha confermato, ed io mi fido, il suo impegno a lavorare insieme in questo anno". Quindi basta parlare di ipotesi, come quella smentita da Renzi stesso di lui come futuro premier. E una replica piccata a chi accusa Letta di mutismo: "Non ho sempre taciuto, io parlo agisco e faccio ciò che è necessario fare quando si è nel mio ruolo: attuare un programma e fare cose". Basta anche con il toto-rimpasto: "Il governo funziona bene così com'è, certo che si può migliorare, ne parleremo con chi lo sostiene in Parlamento". Ma Letta è un allenatore che difende la sua squadra: "hanno lavorato in condizioni difficilissime e hanno ottenuto risultati. Anche Saccomanni, il più attaccato da destra, ha fatto molto". A Bruxelles Letta andra' non con un nuovo programma ma "con gli impegni sugli obiettivi che ho preso l'11 dicembre con la fiducia": riforme strutturali su lavoro burocrazia e fisco, privatizzazioni che domattina partono in Cdm, 1% di crescita quest'anno, calo del debito pubblico generale, stop alla crescita della disoccupazione". Enrico Letta parteciperà alla direzione del Pd che varerà il Jobs act di Matteo Renzi sul lavoro

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