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Favorì la latitanza
di Barresi: va in carcere

Gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Barcellona Pozzo di Gotto hanno eseguito ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale del Riesame di Messina con la quale è stato disposto l’arresto di Salvatore  CUTTONE , di anni 40. L’ordinanza, emessa in data 14.10.2013 e divenuta esecutiva in data 12.02.2014, a seguito del provvedimento di Rigetto della Corte Suprema di Cassazione – II° Sezione Penale del ricorso presentato dal difensore, sostituisce la misura cautelare degli arresti domiciliari cui il CUTTONE si trovava, a tutt’oggi, sottoposto.

L’uomo, in data 28.01.2013, è stato tratto in arresto da personale dipendente poiché colto nella flagranza del reato di favoreggiamento personale aggravato per avere ospitato nella propria abitazione, ponendo in essere altre condotte idonee a favorirne la fuga, Filippo BARRESI, nato a Barcellona P.G. il 14.11.1955, anch’egli catturato nella medesima circostanza (era latitante dal 24.6.2011) e ritenuto il reggente della famiglia mafiosa dei “barcellonesi” anche durante la sua latitanza.

Filippo BARRESI , soggetto dalla elevata pericolosità, che si occupava, in prima persona, della perpetrazione di crimini della massima gravità, si era sottratto all’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal Tribunale di Messina in data 16.11.2011 per il reato di cui all’art. 416 bis, 2° e 4° comma c.p. (operazione antimafia nota come GHOTA) ed all’Ordine di Esecuzione per la Carcerazione emesso in data 10.10.2011 dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Messina a seguito di condanna definitiva ad anni 5 di reclusione per il reato di cui all’art. 416 bis. c.p., nell’ambito del procedimento penale c.d. “MARE NOSTRUM” .

Dal provvedimento in esecuzione, emerge come Salvatore CUTTONE  nella circostanza relativa all’arresto di Filippo BARRESI , al momento dell’intervento del personale operante tentava di ostacolare l’attività di polizia favorendo l’occultamento del BARRESI. Infatti, cercava di impedire l’accesso ai locali bloccando le porte e spegneva tutte le luci. Soltanto il tempestivo ed efficace intervento dei poliziotti, che accedevano all’interno della casa scavalcando una finestra ed operando al buio, consentiva di individuare e bloccare i due soggetti. Il CUTTONE veniva sorpreso e bloccato all’interno di un box doccia mentre il BARRESI veniva raggiunto all’interno del vano sottotetto al quale si accedeva mediante una piccola botola, dotata di scala estensibile, situata nello stesso locale ove si trovava il CUTTONE.

In relazione a ciò, il GIP presso il Tribunale di Messina, con Ordinanza emessa il 7 febbraio 2013, emetteva a carico del predetto CUTTONE un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di favoreggiamento personale aggravato del latitante BARRESI Filippo. In seguito, con provvedimento del 18.04.2013, il G.I.P. sostituiva la predetta misura cautelare in carcere con quella meno afflittiva degli arresti domiciliari.

Avverso il suddetto provvedimento, il P.M. presso il Tribunale di Messina, avanzava istanza di appello deducendo la sussistenza di esigenze cautelari non compatibili con forme attenuate di restrizione della libertà personale in considerazione della gravità delle contestazioni (aver favorito la latitanza di un capomafia).

Su disposizione del Sostituto Procuratore della DDA di Messina, titolare delle indagini, il CUTTONE è stato trasferito alla Casa Circondariale di Gazzi.

dal sito poliziadistato.it

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