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Liberi consorzi,
sindaci scettici

  L’hanno chiamata riforma epocale, svolta, autentica rivoluzione. In realtà quella delle Province nient’altro è che una grande legge di principio, una sorta di cornice normativa. La riforma, infatti, oltreché passare una “mano di vernice”sul nome Province, trasferendo automaticamente ai nuovi enti la titolarità dei rapporti giuridici, e prolungando fino ad ottobre il regime dei commissariamenti, ancora sembra avere tanta strada da percorrere affinché quella cornice sia riempita con una tela di valore che contenga la sostanza, le competenze e le risorse in concreto. Il senso di scetticismo diffuso e di vuoto normativo è quello che effettivamente si percepisce sul territorio dei Nebrodi. Nel passato, più o meno recente, spesso il dibattito si era soffermato proprio sull’ipotesi di una nuova provincia dei Nebrodi che andasse a raccogliere tutti quei comuni , collinari, montani e costieri che gravitano attorno all’asse che da Santo Stefano di Camastra conduce sino a Patti, con Sant’Agata e Capo d’Orlando in naturale posizione baricentrica e di leadership. Se l’idea si era affermata nel tempo, e della stessa si era persino avuta qualche prova concreta grazie ai vari organismi sovra territoriali, non sempre senza problemi e lati oscuri, vedi Piano strategico Nebrodi Città Aperta, lo stesso Parco dei Nebrodi o le esperienze delle Ato e delle più recenti ed ancora in fase di prova Srr e Gac, oggi, a fronte della mutata situazione normativa “vuota” delle Province, paradossalmente la nozione di libero consorzio sembra, almeno in questa fase, allontanare anziché avvicinare i comuni del territorio.

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