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In carcere a 74 anni
per una storia di
droga del 1990

giustizia
Ha atteso per 24 anni che la giustizia facesse il suo corso. E ora per un pensionato bergamasco di San Paolo d'Argon si sono aperte le porte del carcere. Benché abbia già 74 anni e le sue condizioni di salute siano molto serie. E benché dopo quella storia di cocaina datata 6 novembre 1990, appunto quasi 24 anni fa, non abbia commesso più alcun reato. Eppure il settantaquattrenne ora è in cella a Bergamo: malato, deve scontare 4 anni, 7 mesi e 7 giorni di reclusione. Protagonista, suo malgrado, di questa storia è G. V., ex artigiano nativo di Cenate Sotto, sempre nel Bergamasco. Il 14 marzo scorso la sentenza era passata in giudicato, dunque l'anziano attendeva da un momento all'altro che i carabinieri di Bergamo suonassero alla sua porta. Quando ha visto i militari della stazione di Trescore Balneario è scoppiato in lacrime: i militari, in verità un po' imbarazzati, lo hanno accompagnato nel carcere di via Gleno a Bergamo.
Ora il difensore, l'avvocato Marco Tropea, si chiede a cosa serva rinchiudere dietro le sbarre un settantaquattrenne malato che, da 24 anni, non ha più rimediato nemmeno una denuncia: per questo l'avvocato ha inviato la richiesta di grazia al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, oltre a un'istanza di sospensione dell'esecuzione della sentenza presentata al tribunale di Sorveglianza di Brescia subito dopo la conferma della sentenza in Cassazione. Il giudice - lo stesso che di recente aveva concesso un rinvio di 6 mesi ad Antonio Monella, l'imprenditore pure bergamasco, di Arzago d'Adda, che aveva ucciso un ladro fuori casa ed era stato condannato a 6 anni - si è riservato la decisione in attesa di accertamenti medici. Nel frattempo, però, per l'anziano si sono aperte le porte del carcere dopo quasi un quarto di secolo. Era finito una prima volta in cella il 15 novembre 1990 per un'ordinanza di custodia cautelare: era stato accusato di aver venduto dosi di cocaina, alcune di qualche grammo altre di chili. Dopo 22 giorni di cella, venne scarcerato. Nel febbraio 1993 rimedia una condanna a 13 anni e mezzo. Scatta il ricorso in appello, che riduce la pena a 10 anni e 8 mesi.
La Cassazione chiede di rifare il processo in secondo grado e nel 2012 arriva la condanna a 8 anni che, grazie all'indulto, diventano 5. L'ultimo verdetto arriva quest'anno dalla Cassazione: appunto 7 anni e 8 mesi. Che, scontati dell'indulto e dei 22 giorni già passati in carcere 24 anni fa, diventano appunto 4 anni, 7 mesi e 7 giorni. E in 24 anni non è nemmeno mai subentrata la prescrizione, 'congelata' di volta in volta durante i vari procedimenti a carico del bergamasco. (ANSA)

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