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Rete Cosentino-Casalesi
per favorire
le aziende di famiglia

Concorrenza illecita, episodi di estorsione e concussione per favorire l’attività degli impianti di distribuzione di carburanti gestiti dalla famiglia Cosentino, il tutto con l’aggravante del metodo mafioso grazie all’amicizia con i Casalesi. Sono queste le accuse al centro dell’inchiesta che ha portato oggi all’esecuzione di misure restrittive verso 13 persone tra cui l’ex sottosegretario all’Economia ed ex coordinatore del Pdl campano Nicola Cosentino, già reduce da un lungo periodo di custodia cautelare in carcere per un’altra inchiesta.Le società Aversana Petrolì, Aversana Gas e Ip Service, secondo quanto emerso dall’inchiesta della Dda, si sarebbero assicurate il rapido rilascio di permessi e licenze per la costruzione degli impianti, anche in presenza di cause ostative. Attraverso coercizioni nei confronti di amministratori e funzionari pubblici locali, avrebbero ottenuto atti amministrativi illegittimi da parte del Comune di Casal di Principe e della Regione Campania, per impedire o rallentare la creazione di altri impianti da parte della concorrenza. Per gli inquirenti, esisteva un sistema criminoso capace di incidere profondamente sul mercato a vantaggio delle ditte riconducibili ai Cosentino. Elementi centrali erano l’influenza politica di Nicola Cosentino e il ruolo svolto dal clan dei Casalesi. Dall’inchiesta emerge che i vertici della cosca avevano imposto ai propri affiliati il divieto di operare estorsioni ai danni degli impianti facenti capo ai Cosentino, mentre il «pizzo» veniva praticato ai danni dei concorrenti. (ANSA).

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