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Riforma Senato
tensione nel Pd

"Quello presentato da Chiti al Senato è di fatto il nostro testo, ad eccezione di una questione che riguarda il taglio delle indennità. Ma su tutto il resto non possiamo non essere d'accordo visto che ricalca la nostra proposta". Il presidente dei senatori M5S Maurizio Santangelo risponde così alla domanda se i voti del Movimento 5 stelle potrebbero confluire sul testo presentato da Vannino Chiti e un'altra ventina di senatori Pd. "Ci stiamo ragionando - aggiunge -, ma credo proprio di sì".  

Poi arriva una parziale frenata. "Dimezzare i parlamentari di Camera e Senato e loro indennità, Parlamento pulito, limite di due mandati e democrazia partecipativa. Il ddl a firma del senatore Pd Vannino Chiti ricalca diverse proposte, ma non tutte, avanzate nel tempo dal M5S". Così Giuseppe Brescia e Vincenzo Maurizio Santangelo, capigruppo M5S di Camera e Senato. "Resta inteso - aggiungono Brescia e Santangelo - che si discuterà in rete con tutti gli iscritti".

22 Dem confermano, ddl Chiti resta sul tavolo - Il ddl costituzionale di Vannino Chiti e degli altri 21 senatori Dem resta sul tavolo e incassa un sostanziale via libera dal M5S. Con il "rischio" di creare a Palazzo Madama una nuova maggioranza sulle riforme. Nell'assemblea dei senatori Pd dedicata alle valutazioni sul ddl costituzionale del governo, Nicola Latorre e il renziano Andrea Marcucci invitano il gruppo dei 22 guidato da Chiti a ritirare la contro-proposta che lascia elettiva la Camera Alta. Ma Chiti è assente, alle prese con il Consiglio europeo. E al suo posto rispondono Corradino Mineo e Felice Casson (tra gli altri firmatari del provvedimento). "Il nostro testo resta sul tavolo e non si tocca", risponde Mineo ai cronisti che lo incalzano. "Non vogliamo spaccare il partito - aggiunge - ma dare il nostro contributo". Intanto il capogruppo M5S intercettato fuori la commissione Difesa dove si sta svolgendo l'assemblea, Maurizio Santangelo, afferma che il "testo Chiti ricalca di fatto la nostra proposta" pertanto, aggiunge, "come faremo a votare contro?".

E se l'adesione del M5S "che comunque dovrà essere confermata dalla rete, arrivasse sul serio i numeri comincerebbero a diventare "siginificativi": "Quelli del m5S sono 40 - spiega uno dei 22 Dem - e se i loro voti si sommassero ai nostri si arriverebbe a 62, senza contare i dissidenti grillini che sarebbero circa una decina. Se poi anche FI dovesse dire "no" al testo del governo non saprei mica come si potrebbero mettere le cose...". "In assemblea, intanto, il capogruppo Luigi Zanda assicura: "Stiamo lavorando perché si arrivi ad una posizione unitaria" e nel "rispetto della data del 25 maggio" che il governo ha posto come deadline per il primo voto sul ddl costituzionale. "Il problema - interviene Doris Lo Moro - è che sui tempi non dipende tutto solo da noi visto che il governo ha già bruciato di fatto due settimane presentando solo ieri sera la relazione tecnica al Quirinale". "Invece che puntare tutto sulla composizione del Senato - incalza il presidente della commissione Affari Costituzionali Anna Finocchiaro - sarebbe bene che ci si occupasse della competenza e delle funzioni della Camera Alta, perché un'ipotesi è quella di fare un Senato alla francese che sia cioè una Camera di garanzia, che si occupi di controllare ad esempio l'applicazione delle leggi, o il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini. E' un errore focalizzarsi solo sulla sua composizione". Ma anche su questo sarà necessario raggiungere un accordo, si commenta nel Pd, perché "sarà davvero difficile proporre un Senato di garanzia che non sia composto però da eletti...".

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