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L’Europa non
sia uno scudo

Prima di fare esporre l’avviso “chiuso per ferie” sul portone di Palazzo Chigi, è bene che il Governo Renzi lanci qualche concreto segnale rassicurante agli italiani, che persino nell’ozio d’agosto, da un paio di anni a questa parte, vivono l’ansia di una crisi economica che appare indomabile. Almeno per il nostro Paese. Il presidente del Consiglio, per uscire dal pantano della... stagnazione-deflazione, sembra aver puntato, riforme istituzionali a parte, su una in verità poco sostenibile flessibilità di bilancio, pretesa battendo i pugni sul tavolo negoziale di Bruxelles. In soldoni si chiede, ecco cosa inquieta, libertà di aumentare la spesa a fronte di uno spaventoso crescente debito pubblico, della produzione industriale da anni in caduta (- 3% nel 2013 e - 2,5% il tendenziale 2014) e dell’overdose di tasse che distrugge famiglie e imprese. Una opzione rischiosissima. Anche se si dovesse concretizzare in investimenti produttivi. Perché gli italiani dovrebbero sentirsi appagati per tale ostentata spavalderia nei confronti di un’Europa che, pur con qualche demerito nel gestire questa fase congiunturale, ha più di una ragione nel pretendere comportamenti virtuosi? Non si accettano lezioni dalla Germania? E da chi allora, se non dai primi della classe, da chi ha dimostrato sul campo quanto vale! I bravi tedeschi restano tali e corrono (pur se adesso sono in affanno), a dispetto degli invidiosi criticoni di casa nostra, della “rana Italia” che, a furia di gonfiare il petto, potrebbe scoppiare. Sì, si rischia un botto epocale. Tra gli analisti finanziari si è fatta strada una certa preoccupazione e si azzardano scenari: il debito tricolore potrebbe a breve diventare insostenibile, tanto da renderne indispensabile una ristrutturazione. Cosa significa? Escludendo un catastrofico taglio del valore dei Titoli di Stato all’atto del rimborso, resterebbero la diminuzione dei rendimenti e l’allungamento della scadenza. O, come alternativa per non toccare i grandi investitori che comandano il mondo, una patrimoniale da far pagare ai soliti fessi. Senza una museruola allo Stato famelico – i tagli di spesa del commissario alla spending review, Cottarelli, fanno ridere per l’entità dei risparmi previsti –si arriverà alla bancarotta. Un altro concreto segnale rassicurante va dato sul fronte immigrazione. In poco più di 6 mesi sono arrivati 80mila migranti, mettendo in ginocchio l’Italia e la Sicilia in particolare. Quanti ancora ne faremo sbarcare, senza tra l’altro fare differenza tra profughi veri e cercatori di fortuna? La solidarietà avrà il limite della salvaguardia degli interessi nazionali? Una gestione demagogica e irresponsabile dell’emergenza: colpa dell’Europa o dell’Italia facilona e senza regole?

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