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Identità digitale
Arriva il Pin unico

La Pubblica amministrazione prova a cambiare volto e si dà scadenze precise sia in fatto di auto blu che di identità digitale. Un mese, febbraio prossimo, segnerà un giro di boa, almeno stando ai due decreti pubblicati in Gazzetta tra il 9 e l'11 dicembre. Il countdown è così ufficialmente partito ed entro due mesi scatterà la prima tagliola per portare a 5 il numero massimo di vetture a disposizione di ciascun ente. Non solo, sempre entro 60 giorni, dovranno essere pronte le procedure per il rilascio del Pin unico, che nella versione ufficiale si chiamerà Spid, ovvero sistema pubblico per l'identità digitale. D'altra parte, spiega il ministro della Pa Marianna Madia, già per settembre 2015 si punta ad avere "3 milioni di utenti", che saliranno a "dieci" milioni a dicembre 2017". Insomma l'esecutivo preme sull'acceleratore, d'altra parte la digitalizzazione del Paese sembra non potere ritardare ancora visti gli ultimi dati dell'Istat (22 milioni di italiani che non hanno mai navigato sulla rete). A farsi carico dell'operazione sarà l'Agenzia per la digitalizzazione dell'Italia. Ma affinché lo Spid sia disponibile serve la richiesta del cittadino o dell'impresa (non c'è nessun automatismo). Una volta dotati del nuovo sistema si potrà accedere a qualunque servizio online (sia pubblico che privato) con un solo Pin, un'unica autenticazione. La scure sulle auto blu era invece attesa, ma il dpcm della settimana scorsa ha riservato alcune novità fissando tre scadenze: la più breve, appunto due mesi, per le amministrazioni centrali che hanno fino a 50 auto. Sotto le 100 il termine è giugno, oltre quel limite si arriva a dicembre 2015. Per i parchi auto più grandi sono quindi concessi tempi più lunghi. D'altra parte si dovrà passare da enti con centinaia di veicoli a massimo una sola manciata. Una dieta strettissima, che consente deroghe solo per il premier e i ministri, a cui può essere "assegnata un'ulteriore autovettura". A parte queste eccezioni il tetto per ciascuna amministrazione è fissato a 5, numero limite a cui possono arrivare solo gli enti con più di 600 dipendenti. Insomma una buona parte di auto pubbliche sta per riversarsi sul mercato, ma la vendita non è l'unico modo per rientrare nei nuovi vincoli: l'amministrazione potrà anche scegliere di 'regalare' le vetture a Onlus attive sul fronte sanitario o sociale. Se proprio in difficoltà negli spostamenti si potrà anche ricorrere ai taxi: non a caso il dpcm spiega come una parte (fino al 50%) dei risparmi ottenuti potranno essere spesi in buoni per le auto bianche. La sforbiciata per ora riguarda le amministrazioni centrali (come ministeri o agenzie fiscali) ma con tutta probabilità non ci si fermerà allo Stato in senso stretto. Infatti il decreto stabilisce che le regioni e gli enti locali, pur nell'ambito di rispettiva competenza, adeguino i propri ordinamenti al nuovo corso.

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