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«C’era un patto tra mafia e massoneria»

La “famiglia”mafiosa dei “Barcellonesi”, fin dai primi anni Novanta, con l’ascesa ai vertici del capomafia Giuseppe Gullotti, avrebbe stretto un “patto” scellerato con una «potentissima loggia massonica segreta» ai cui vertici ci sarebbero stati lo stesso Gullotti e un personaggio che allo stato rimane misterioso perché il suo nome è coperto dal segreto istruttorio. A rivelarlo sono le prime pagine dei verbali che contengono parte delle dichiarazioni rese ai sostituti della Procura distrettuale antimafia Angelo Cavallo e Vito di Giorgio (nella foto) dal collaboratore di giustizia Carmelo D’Amico e che ieri sono state depositate dalla Procura generale nel processo d'appello “Gotha III”, la cui udienza è fissata per il prossimo 7 gennaio alle 15. Nei due verbali depositati che contengono le risposte agli interrogatori effettuati nel carcere catanese di Bicocca l'8 ottobre e il successivo 5 dicembre scorsi, Carmelo D'Amico parla di due omicidi eccellenti (quelli dell'ingegner Antonio Mazza editore di “Tele News” e del direttore della condotta agraria di Barcellona Angelo Ferro, entrambi uccisi nel 1993) di cui si assume la paternità come esecutore materiale. Il pentito rivela inoltre un aspetto inedito, quello di avere ricevuto l’ordine dai boss Pippo Gullotti e Salvatore “Sem” Di Salvo di uccidere lo stesso Rosario “Saro” Cattafi, sospettato di aver fatto la soffiata che ha consentito di stanare e arrestare il capomafia catanese Nitto Santapaola che, fino a poche settimane prima, aveva trascorso una dorata latitanza a Barcellona e Terme Vigliatore 

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