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Fisco, bloccati i decreti
"pro Berlusconi"

Il premier Matteo Renzi "ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere - per il momento - alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri" dei decreti delegati sul fisco che contiene le norme considerate pro-Berlusconi. Il testo - spiegano fonti di P. Chigi - tornerà in Consiglio dei Ministri.

"Se qualcuno immagina che in questo provvedimento ci sia non si sa quale scambio, non c'è problema: noi ci fermiamo, questa norma la rimanderemo in Parlamento soltanto dopo l'elezione del Quirinale, dopo che Berlusconi avrà completato il suo periodo a Cesano Boscone e dimostreremo che non c'è nessun inciucio strano. Così Matteo Renzi al tg5.

"Il nostro Governo non fa norme ad personam, non fa norme contra personam. Fa norme che rispondono all'interesse dei cittadini". E' quanto spiegano fonti di palazzo Chigi intervenendo sulla polemica sulla norma "salva-Cav".

Le norme dei decreti delegati sul fisco "consentiranno di non avere interpretazioni discrezionali tra commissione tributaria e commissione tributaria, ma finalmente darà lo stesso tipo di pena da Milano a Palermo Di tutto abbiamo bisogno tranne che dell'ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere". Lo spiegano fonti di Palazzo Chigi.

"I decreti delegati sul fisco - spiegano le fonti di Palazzo Chigi - segnano una rivoluzione nel rapporto tra fisco e cittadini, tra fisco e aziende. La logica che il Parlamento ha affidato al Governo è molto chiara: recuperare più soldi dall'evasione, depenalizzando laddove possibile e contestualmente aumentando sanzioni e pene per i reati che rimangono tali. Oggi in Italia meno di cento persone su sessanta milioni scontano pene per reati tributari. Il che è assurdo, se pensiamo alle stime, incredibili, dell'evasione nel nostro Paese. Si tratta dunque di cambiare in modo radicale. Questo è l'obiettivo del Governo. Disciplinare in modo puntuale l'abuso di diritto, dare certezze a investitori e cittadini, stangare con più severità i veri colpevoli e smettere di ingolfare i tribunali penali per questioni formali è un grande obiettivo di civiltà giuridica. Con questo spirito il Governo ha votato nell'ultima seduta del Consiglio dei Ministri la prima lettura del decreto delegato che va in questa direzione. Lo ha fatto discutendo articolo per articolo, su tutti i punti in discussione, riducendo le pene rispetto alle proposte del presidente del consiglio dei ministri per un comprensibile problema di equilibrio del sistema sanzionatorio e aprendosi a una discussione vera, non formale, collegiale, durata più di un'ora. Il nostro Governo non fa norme ad personam, non fa norme contra personam. Fa norme che rispondono all'interesse dei cittadini. Di tutti i cittadini. Queste norme consentiranno di non avere interpretazioni discrezionali tra commissione tributaria e commissione tributaria, ma finalmente darà lo stesso tipo di pena da Milano a Palermo Di tutto abbiamo bisogno tranne che dell'ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere. Per questo il Presidente del Consiglio dei ministri ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere - per il momento - alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri. La proposta tornerà prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l'approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015".

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